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320 l'istoria del concilio tridentino


dati da Dio, confutandola come eretica e dannata dall’estravagante di Bonifacio VIII, Unam sanctam, se non si distingueva con dire che sono da Dio, ma mediante il suo vicario.

Da questa scritta mosso l’ambasciatore, messe fuori un’apologia in risposta, come se fosse alla sinodo fatta, dicendo che li padri non potevano risponderli come il profeta alli giudei, imperocché essi dimandavano la riforma dell’ordine ecclesiastico principalmente di Francia, conoscendo in quello il mancamento, e non come li giudei, a’ quali, perché ignoravano li propri defetti, fu imputata la causa del digiuno e pianto. Che li padri, ascrivendo alli loro re la causa della disformazione ecclesiastica, si guardassero di non far come Adamo, quando rivoltò la colpa sopra la donna datagli da Dio in compagnia; perché essi confessavano esser grave peccato ai re presentar vescovi indegni, ma maggior quello dei pontefici di admetterli. Che avevano ricercato la riforma inanzi li dogmi, non per lasciarli incerti, ma perché, convenendo in quelli tutti li cattolici, reputavano necessario incominciar dai costumi corrotti, fonte e origine di tutte l’eresie; che non si pentiva d’aver detto esser negli articoli proposti molte cose repugnanti alli antichi decreti, anzi voleva aggiongerci che derogavano anco alle constituzioni de’ pontefici delli prossimi tempi. Che aveva detto Carlo Magno e Ludovico IX aver ordinate le leggi ecclesiastiche con quali era stata governata Francia, non che il re allora intendesse farne di nove; e quand’anco avesse cosí detto, averebbe parlato conforme alle sacre lettere, alle leggi civili romane e a quello che scrivono li autori ecclesiastici greci e latini inanzi il libro dei Decreti. Dell’aver detto che li beneficiali avevano il solo uso delle entrate dimandava perdono, perché doveva dire che erano solamente amministratori; e quelli che vogliono aver per male quello che ha detto, si lamentino di Gerolemo, Agostino e altri Padri, che non solo dissero li beni ecclesiastici esser dei poveri, ma che li chierici, a guisa di servi, acquistavano tutto alla Chiesa. Che mai aveva detto il re aver libera potestá sopra li beni ecclesiastici, ma bene che tutto era