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304 l'istoria del concilio tridentino


scrittura sottoscritta di mano di tutti, andarono alli legati, richiedendo che li articoli della riforma de’ principi fossero proposti e dati ai padri, dechiarando quasi in forma di protesta che non continuerebbono in parlare né concluderebbono niente sopra gli altri, se non insieme con quelli. Usarono li legati buone parole, con disegno e speranza di divertir l’umore. In questo moto il conte di Luna comparve di novo con la solita instanzia che il decreto del Proponentibus legatis fosse revocato, acciò ogni prelato potesse propor le cose che giudicasse meritevoli di riforma; e dimandò che fosse accomodato a gusto delli prelati spagnoli il sesto capo, levando a fatto le esenzioni alli capitoli de’ canonici delle chiese cattedrali, e sottoponendoli al vescovo. Ed essendo comparso in Trento un procurator per nome di quei capitoli, che faceva ufficio in contrario, li comandò che non dovesse parlarne.

Essendo le cose in questi termini, pensavano li legati a far sessione con la sola materia del matrimonio: ma a questo si opponeva il non esser ancora ben maturate tutte le difficoltá del clandestino, e anco il sospetto che li ambasciatori avevano che, se si fosse fatta una sessione senza parlar di riforma, era perduta la speranza che si dovesse trattarne mai piú. Ed essendo anco ben evidente e chiaro che nessuna speranza restava di poter per il tempo determinato alla sessione aver in ordine cosa alcuna di riforma, li legati, fatta congregazione generale il di 15 del mese, proposero di prolongarla sino alli 11 novembre: e cosí fu deliberato. La causa di cosí longa dilazione fu perché il pontefice, vedendo le difficoltá di finir il concilio, parte nascenti per le controversie tra i prelati e parte per le opposizioni dell’ambasciator di Spagna, pose ogni speranza di superar le difficoltá nel Cardinal di Lorena; onde scrisse alli legati che, quando la sessione non s’avesse potuto far al determinato tempo, si prolongasse per due mesi: e questo fece acciocché, potendo il Cardinal trasferirsi a Roma, avesse comodo di divisar con lui quello che non era possibile far per lettere né per messi; e acciocché fosse preparata ogni disposizione per potersi immediate venir