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libro settimo - capitolo ii


dell’ostiario, non però si dice superiore. Provò questo suo parere per l’uso universale di tutta la Chiesa e di tutte le nazioni cristiane; portò diverse autoritá de’ Padri per confirmarlo, e finalmente si ridusse alla Scrittura divina, mostrando che questa sorte di autoritá è chiamata di pastore, adducendo molti luochi de’ profeti; e che quella universale fu data a san Pietro, quando Cristo disse: «Pasci le mie agnelle», e la particolare fu data da Pietro alli vescovi, quando disse loro: «Pascete il gregge che avete in custodia». Questa sentenza ebbe grand’applauso.

Ma prima che finissero di parlar questi della quarta classe, li prelati spagnoli, risoluti d’introdur la trattazione che i vescovi siano da Cristo instituiti, avendo insieme consultato, conclusero esser meglio che il primo moto fosse fatto nelle congregazioni de’ teologi, acciò in quelle de’ padri la materia fosse preparata, e potessero essi con maggior apparenza di ragioni, ripigliando le cose dette, discorrervi sopra e constringer gli altri a parlarne. Pertanto nella congregazione del primo ottobre Michele Orosciuspe, teologo del vescovo di Pampalona, al settimo disse che, disputando di qualificare o condannare una proposizione che riceva molti sensi, è necessario distinguerli, e poi ad uno ad uno considerarli: e tale gli pareva esser la proposta di quell’articolo, se li vescovi sono superiori alli preti, imperocché s’ha da distinguere se sono superiori de facto o de iure. Che de facto non si poteva dubitare, vedendosi di presente e leggendosi nelle istorie di molti secoli che li vescovi hanno esercitato superioritá e li preti obedienzia; però che in questo senso l’articolo non poteva venir in controversia: adunque restava discuterlo de iure. Ma anco qui cadeva un’altra ambiguitá, quo iure potendosi intendere iure pontificio o iure divino. Quando s’intenda al primo modo, esser cosa chiarissima che sono superiori, ritrovandosi tante decretali che espressamente lo dicono. Ma con tutto che ciò sia vero e certo, non sarebbono da condannar li luterani per questo rispetto come eretici, non potendosi aver per articolo di fede quello che non ha altro fondamento che in legge umana: meritano ben esser