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libro settimo - capitolo ii |
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sua condizione; che se il concilio usa qualche rispetto verso
lui (che lo fa ben in poche cose), li ambasciatori che sono lá
si lamentano che il concilio non è libero; e con tutto ciò essi
medesimi lo ricercano di ordinare dilazione, che è la cosa piú
ingiusta e piú aborrita da’ padri d’ogn’altra. Concluse che,
quando avesse certezza o verisimilitudine della loro andata,
farebbe opera che fossero aspettati. Aggionse d’aver dato ordine
d’esser avvisato per corrier espresso quando partirá il cardinale,
e allora fará opera che sia aspettato; tra tanto non gli parer giusto fare che li padri stiano oziosi. E quanto alla riforma, esser
piú necessario aspettarlo che per le materie de’ dogmi, le quali
non toccano a lui, che è buon cattolico, ed è certo che non può
dissentire dagli altri: ma ben nella riforma è giusto ascoltarlo,
qual li appartiene, essendo un secondo papa con molti benefici e
trecentomila scudi d’entrata de beni di Chiesa; dove esso pontefice non aveva piú che un beneficio solo, de qual si contentava. Che aveva con tutto ciò riformato se stesso e tutte le
parti della sua corte, con danno e perdita di molti ufficiali di
quella; e farebbe anco di piú, se non vedesse chiaro che, diminuendo le sue entrate, egli faceva il fatto delli avversari suoi,
indebolendo le forze proprie e li nervi del suo stato, ed esponendolo, insieme con tutti li cattolici che sono nella sua protezione, alle ingiurie de’ suoi nemici. E per quello che aspetta
alle regioni non soggette a lui in temporale, la destruzione
della disciplina nasceva da loro medesmi e dalli re e principi,
che con instanze indebite e importune lo constringono a provvisioni e dispense estraordinarie. Esser misera la sua condizione,
ché se nega le richieste inconvenienti fattegli, ognuno di lui
si duole e si tiene offeso e ingiuriato; se le concede, a lui
viene ascritto tutto il male che per causa loro segue; e si
parla di riforma, come li ambasciatori del re hanno fatto in
Trento, con termini generali, senza che si possi intendere quello
che vorrebbono. Vengano, disse, una volta all’individuo, e
dicano quello che vogliono nel regno riformare, che in quattro
giorni se gli sodisfará. Che li prelati in Poissi hanno regolato
molte cose; che egli confermerá quegli ordini, se sará richiesto;