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libro ottavo - capitolo v


gati che nella revisione dell’indice dei libri non si facesse menzione delli recessi delle diete di Germania, che furono giá proibiti da Paulo IV; e l’ordine dell’imperatore era con qualche acrimonia che, in luoco di trattar le cose ecclesiastiche, si volesse dar forma alla polizia di Germania e prestar occasione a quei popoli, che con tali leggi si governano, di alienarsi contra il loro volere dalla chiesa romana. All’ufficio fatto dagli ambasciatori fu risposto che esso vescovo di Praga, uno di loro che era capo della congregazione, poteva saper se se n’era parlato; il che se non era, la Maestá dell’imperator poteva riposare sopra l’ambasciator suo, il qual anco in tutte le cose concernenti li rispetti di Sua Maestá sarebbe favorito e da loro e dal pontefice.

Il dí 7 l’ambasciatore spagnolo presentò la sua scrittura, nella quale diceva restar sodisfattissimo di tutti li capi e non esser per dimandar cosa alcuna, ma solo raccordar la mutazione di qualche parole, o acciocché siano meglio dechiarate, o perché li paiono superflue e non necessarie. E toccò quasi tutte le cose che accrescevano l’autoritá alli vescovi, moderando le parole in maniera che pareva la mutazione non esser sostanziale, ma che in fatti piú tosto la restringesse che aumentasse. Fece anco instanza che si trattasse del conclave, dicendo che il re cattolico lo desiderava assai. Ricercò ancora che fosse differito ad un’altra sessione quella parte che tocca li principi secolari: e dopo esibita la scrittura, ricercò che, finito che fosse da dir li voti sopra i capi proposti dalli legati, volessero deputare per nazione padri che raccogliessero quello che paresse loro necessario per la riforma delle loro regioni, acciò potesse esser terminato con universal sodisfazione. Rispose Morone per nome di tutti che non potevano consentire di proceder in altra maniera che come sin allora nelle altre materie s’era fatto. Sopra di che essendo dall’una e l’altra parte molte cose dette, dal conte accennando che il concilio fosse in servitú, e dal cardinale in dimostrar la libertá, soggionse Morone che nessuno poteva dolersi di loro che gli fosse stata impedita la libertá del dire: e l’altro replicò che non poteva credere esser