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278 l'istoria del concilio tridentino


dopo l’aver comandato sotto scomunica ai superiori politici, s’aggiongesse che li domestici fossero ammoniti a non constringere li figli e figlie contra il loro volere. Ma repugnando tuttavia li medesimi, che dicevano non esser giusto levar ai padri la potestá che Dio li ha dato, in fine si deliberò di levar questa parte a fatto, non restando il vescovo di Barcellona, e alcuni pochi della medesma opinione, di dire che, sí come s’aveva per chiaro, o almeno non si metteva in dubbio l’autoritá paterna e de’ superiori domestici sopra li matrimoni, per il che erano venuti in parere di non parlarne, si dovesse aver la medesima considerazione all’autoritá delli superiori politici.

Finite le congregazioni sopra ciò (che l’ultima fu il 31 luglio), si cominciò a parlar privatamente del clandestino. E perseverando nella propria opinione l’una e l’altra parte, uscirono alcuni con un novo parere, dicendo che quella difficoltá presuppone dogma de fide, e però non si poteva determinare, essendo contradetto da numero notabile; la qual opinione partoriva gran travaglio in quelli che desideravano l’irritazione, parendo che fosse serrata totalmente la porta a poterla ottenere.

Nacque in questi giorni una difficoltá, se ben privata, assai contenziosa; perché avendo li padri deputati sopra l’Indice dato di veder l’opera di Bartolomeo Carranza, arcivescovo di Toledo, ad alcuni teologi, e quelli avendo referto che nel libro non si trovava cosa alcuna degna di censura, la congregazione l’approvò, e a petizione dell’agente di quell’arcivescovo ne fece una pubblica fede. Ma perché quel libro e l’autore erano sotto la censura dell’inquisizione di Spagna, il secretario Gastelún diede avviso e fece querela col conte di Luna, il quale si dolse con li padri di quella congregazione e ne ricercò retrattazione. Né inclinando essi a rivocar il decreto fatto, avendolo per giusto, il vescovo di Lerida, o mosso dal conte o per altra causa, si diede a parlar contra quel decreto e biasmarlo, portando luochi del libro che, con sinistra interpretazione, parevano degni di censura, e, quello che piú importava, toccando anco il giudicio e la conscienzia di quei vescovi. L’arcivescovo di Praga, come primo di quella