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libro ottavo - capitolo iv |
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derava di ridurli alla Chiesa che lui; esserne indizio quello
che dalli precessori suoi era stato per quarant’anni operato,
e da lui con mandar nonci espressamente a tutti loro, non
riguardando alle indignitá a che sottoponeva sé e la sede apostolica; che aveva adoperato l’interposizione dell’imperatore
e gli uffici di tutti li principi cattolici; esser certificato che
la indurazione loro è volontaria, deliberata e ostinata; e però
doversi pensar non piú come ridurli, essendo impossibile, ma
come conservar li obedienti. Mentre che vi fu scintilla di speranza di racquistar li perduti, ricercava il tempo che si facesse
ogn’opera per raddolcirli; estinta tutta la speranza, era necessario, per conservar li buoni, fermar bene la divisione e render
le parti irreconciliabili l’una all’altra. Che cosí comportavano
li rispetti del loro re che si trattasse; il qual si sarebbe tardi
accorto che cosí è necessario fare, quando avesse temporeggiato nella Fiandra e avesse usato termini di mediocritá. Risguardasse il re che buoni effetti erano nati dalle severe esecuzioni fatte nel suo ingresso in Spagna, dove se avesse
lentamente proceduto e pensato ad acquistar la grazia del li
protestanti, per acquistar la loro benevolenza col dolce proceder sentirebbe di quei accidenti che si vedono in Francia.
Passò a dolersi che il conte anco volesse prescrivere il modo
di esaminar le materie di teologia e determinar esso quando
fossero ben digeste. In fine si querelò che da loro gli fosse
stato promesso che il re si contentava che il concilio si finisse,
e pur li uffici del conte tendevano al contrario. E avendo gli
ambasciatori scusato il conte, e soggiontogli esser verissimo
quanto detto gli avevano della volontá del re circa il fine del
concilio, mostrò restar sodisfatto quando essi si contentassero
che lo dicesse dove giudicasse di bisogno. Al che consentendo
essi, il papa ordinò al noncio suo in Spagna di far indoglienza
col re e dirgli che non sapeva penetrar la causa perché li
ambasciatori di Sua Maestá in Roma e a Trento parlassero
diversamente; e quello che piú importa, facendo egli tutto il
possibile per compiacerlo, dall’altro canto fosse contraoperato;
perché, essendo il concilio in piedi, egli veniva impedito di