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268 | l'istoria del concilio tridentino |
con li ambasciatori imperiali e di Spagna, se si contentavano
che si proponesse anco della reforma de’prencipi; da’ quali
avuto parola che era cosa giusta levar gli abusi dovunque
fossero, fecero metter insieme tutti li capi, con pensiero di
decider tutto quello che restava in una sola sessione. Ma all’ambasciator spagnolo, per li rispetti del suo re, quell’accelerazione non piaceva, e cominciò ad attraversarci molte difficoltá.
Primieramente propose che era necessario inanzi il fine del
concilio far opera che li protestanti vi intervenissero, allegando
che vana sarebbe la fatica fatta, quando che li decreti non
fossero da loro accettati, né essendoci speranza che, senza
intervenir in concilio, li accettassero. A che avendo risposto
li legati che il pontefice aveva dal canto suo in ciò fatto tutto
quello che se gli conveniva, avendo scritto lettere e mandato
anco nonci espressi a tutti, che niente di piú si poteva fare
per render chiara la loro contumacia, replicò il conte di non
richiedere che ciò si facesse a nome di Sua Santitá, essendo
chiara cosa che averebbe servito non a farli venire, anzi ad
allontanarli maggiormente, ma che fossero ricercati a nome
del concilio con quelle promesse che fossero state convenienti,
adoperando l’intercessione dell’imperatore. A che avendo per
conclusione detto li legati di averci sopra considerazione, ne
diedero conto al pontefice, acciò potesse operare in Spagna,
cosí per divertir simili ragionamenti, come per persuader il
fine del concilio. Ricercò anco il conte che li teologi parlassero pubblicamente, secondo il solito, sopra li particolari delle
indulgezie e altre materie; e fece ufficio con li prelati che non
si mutasse modo di procedere, e non si levasse la riputazione
al concilio con tralasciar di esaminar quelle cose che piú
delle altre ne avevano bisogno.
Delle qual cose tutte il pontefice avvisato, si perturbò assai, avendo avuto parola da don Luigi d’Avila e dal Vargas, ambasciator del re appresso sé, che quella Maestá si contentava che si venisse a fine del concilio. E fattigli chiamar a sé, fece gravissima indoglienza per la proposizione del conte. E prima, per conto d’invitar li protestanti, disse che nessuno piú desi-