Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/264

258 l'istoria del concilio tridentino


dimostra se non per le opere. Non fa però detta cosa alcuna in quell’istante, avendo ciascuno rispetto a turbar le cereinonie pubbliche. Ma il dí seguente li ambasciatori francesi, polacco e veneti fecero instanzia alli legati che non lasciassero stampar l’orazione né metterla negli atti del concilio. Finita la messa e le altre preci, furono letti li brevi della legazione delli cardinali Morone e Navagero, li mandati del re di Polonia e del duca di Savoia, la lettera della regina di Scozia e il mandato del re cattolico. Poi furono letti li decreti spettanti alla dottrina della fede: dove non vi fu contradizione, se non che dalla maggior parte de’ spagnoli fu detto che assentivano, con questo: che s’osservasse dalli signori legati la promessa fatta all’ambasciatore del loro re.

Conteneva il decreto della fede in sustanzia:

I. Il sacrificio e sacerdozio esser in ogni legge congionti; imperò, essendo nel Novo Testamento un sacrificio visibile, cioè l’eucarestia, esser anco necessario confessare un visibile ed esterno sacerdozio, nel quale per divina instituzione sia data potestá di consecrar, offerir e ministrar l’eucarestia, e di rimetter e ritener i peccati.

II. Il qual sacerdozio essendo cosa divina, convenire che abbia molti ordini de ministri che li servino, li quali ascendino dalli minori alli maggiori ministeri, poiché le sacre lettere fanno menzione del nome de’ diaconi, e dal principio della Chiesa fu posto in uso li ministeri de’ subdiaconi, accoliti, esorcisti, lettori e ostiari, ponendo però il subdiaconato tra gli ordini maggiori.

III. E perché nella sacra ordinazione è conferita la grazia, l’ordine esser vera e propriamente uno delli sette sacramenti della Chiesa.

IV. Nel quale imprimendosi carattere che non si può scancellare, la sinodo condanna quelli che affermano li sacerdoti aver la potestá sacerdotale a tempo, sí che li ordinati possino ritornar laici, non esercitando il ministerio della parola di Dio. E cosí parimente condanna quelli che dicono tutti li cristiani esser sacerdoti, ovvero aver ugual potestá spirituale;