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256 l'istoria del concilio tridentino


congregazione generale, nella quale propose il Cardinal Morone se piaceva a’ padri che nel capo della residenzia e in quello che tratta dell’etá delli ordinandi si facesse menzione delli cardinali, e nel particolare dell’etá. Furono pochi che consentissero, discorrendo la maggior parte che non nasce occorrenzia di far cardinali giovani se non principi, in quali non si ha d’attender all’etá, perché in qualonque modo onorano l’ordine ecclesiastico; e però che era fuor di proposito, dove non era abuso, far decreto. Ma nel particolare della residenzia la maggior parte fu di parere che si nominassero, contradicendo però alcuni con dire che questo sarebbe un approvare che li cardinali avessero vescovati, e per consequenza un approvare le commende; il che non era giusto di fare, ma piú tosto lasciare che la loro conscienzia riconoscesse di non esser esenti dal precetto generale, che con nominarli approvar doi abusi insieme: la pluralitá di benefici e le commende. Trattati poi alcuni altri particolari di poco rilievo, e conclusi, fu letto di novo tutto quello che si dovesse nella sessione pubblicare, dicendo il parer loro li padri con la sola parola placet. Alcuni spagnoli e alquanti italiani risposero che non li piaceva, e in tutto furono al numero di ventotto; gli altri tutti, in numero centonovantadue, consentirono: e in fine concluse Morone che si sarebbe fatta la sessione. Ringraziò li padri che avevano accettato li decreti, ed esortò gli altri ad unirsi con loro; e pregò il conte di Luna a far buon officio con li suoi prelati, acciò, vedendo l’universal concorso di tutto il concilio in un parere, non volessero dissentire. Di che parlando piú specificatamente con lui dopo la congregazione, gli promesse che, ogni volta che si fosse dechiarata la potestá del papa secondo la forma del concilio fiorentino, si dechiarerebbe anco la instituzione de’ vescovi esser de iure divino. Li prelati spagnoli, essendosi il medesimo giorno, la sera, congregati in casa del conte, dopo molti discorsi, fondandosi sopra la promessa che dal cardinale era fatta al conte, conclusero di accettar ogni cosa.