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libro ottavo - capitolo iii |
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La medesima difficoltá nacque sopra l’ultimo capo delli
proposti, dove era prescritta una formula di professione di fede,
la qual dovesse esser giurata dalli disegnati alli vescovati,
abbazie e altri benefici di cura d’anime, inanzi che si venisse
all’esamine loro, essendo connessa con quella della elezione, sí che non si potessero separare. Fu deliberato di differir quel
capo ancora. Ma perché fu tanto differito che non si venne
a risoluzione di decretarlo, e finalmente tumultuariamente fu
rimesso al pontefice, come a suo luoco si dirá, non è alieno
dal presente proposito recitarne qui la sostanzia. La qual era
che fosse non solo ricercata dalli disegnati alli vescovati e
altra cura d’anime, ma ancora con una ammonizione e precetto
in virtú d’obedienzia [ordinato a] tutti li principi di qualonque
maestá ed eccellenzia di non admetter ad alcuna dignitá, magistrato o ufficio persona, senz’aver prima fatto inquisizione
della fede e religione di quella, e senza che abbia prima volentieri e spontaneamente confessati e giurati li capi contenuti
in quella formula; la qual a questo effetto comandava anco
che fosse tradotta in volgare, e letta pubblicamente ogni dominica in tutte le chiese, acciò potesse esser intesa da tutti. Li
capi erano: di ricever tutte le Scritture dell’uno e l’altro Testamento, le quali la Chiesa ha per canoniche, come inspirate
da Dio; di riconoscere una santa cattolica e apostolica chiesa,
sotto un pontefice romano vicario di Cristo, tenendo constantissimamente la fede e dottrina di quella, atteso che, come
indrizzata dallo Spirito santo, non può fallare; di aver in venerazione, come certa e indubitata, l’autoritá dei concili generali, e non revocar in dubbio le cose da quelli una volta
ordinate; di creder con fede constante le tradizioni ecclesiastiche ricevute di mano in mano; di seguir il consenso e senso
delli padri ortodossi; di ubidir riverentemente alle constituzioni e precetti della santa madre Chiesa; di creder e confessar
li sette sacramenti e il loro uso, virtú e frutto, secondo che
sino allora la Chiesa ha insegnato, ma sopra tutto che nel
sacramento dell’altare vi sia il vero corpo e sangue di Cristo
realmente e sustanzialmente sotto le specie di pane e vino,