Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/238

232 l'istoria del concilio tridentino


incomportabile. Al Verdun pareva d’esser toccato singolarmente, ed esser in obbligo di replicare; e pregò il cardinale che gliene dasse licenza e occasione. Prometteva di parlare con modestia, e mostrare che la dottrina della Sorbona era ortodossa, e quella del gesuita nova e inaudita; che mai per l’inanzi nella Chiesa era stato inteso da Cristo esser stata data la chiave di autoritá senza chiave di scienza; che lo Spirito santo, donato per il reggimento della Chiesa, dalla divina Scrittura è chiamato spirito di veritá; e la sua operazione nelli governatori di essa e ministri di Cristo esser condurli in ogni veritá; che perciò Cristo ha partecipato alli ministri l’autoritá sua, perché insieme gli ha comunicato il lume della dottrina; che san Paulo a Timoteo, scrivendo d’esser constituito apostolo, si dechiara cioè dottor delle genti; che in due luochi prescrivendo le condizioni del vescovo, dice che sia dottore; che guardando l’uso della Chiesa primitiva si trovará che per tanto li fedeli ricorrevano per le dispense e dechiarazioni alli vescovi, perché erano assonti a quel carico li piú instrutti nella dottrina cristiana che si ritrovassero; che si poteva anco tralasciar l’antichitá, imperocché li scolastici e la maggior parte de’ canonisti hanno constantemente detto esser valide le dispense dei prelati clave non errante, e non altrimenti.

L’Ugonio ancora si offerí trattare sopra quell’asserzione «che l’istesso sia il tribunale di Cristo e del papa» come proposizione empia e scandalosa che uguagli il mortale all’immortale e il giudicio corruttibile al divino, e che nasceva da ignoranza, essendo il papa quel servo preposto sopra la fameglia di Cristo, non per far l’ufficio di padre di famiglia, ma solo per distribuire a ciascuno, non arbitrariamente, ma quello che dal medesmo padre è ordinato. Che restava pieno di stupore che orecchie cristiane potessero udire che tutta la potestá di Cristo sia comunicata ad altra persona.

Tutti parlarono, chi censurando una, chi un’altra delle asserzioni del gesuita. Ma il cardinale gli considerò che non si sarebbe fatto poco, ottenendo che nelli decreti pubblici del