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CAPITOLO II

(7-25 giugno 1563).

[Si discute sulla risposta da farsi al Birague. — Consulta per definire la dottrina dell’istituzione dei vescovi. Aspro contrasto fra il Lorena e l’arcivescovo d’Otranto. — Il conte di Luna domanda la revoca della formula Proponentibus legatis. Contegno dilatorio del Morone. — Si fissa la sessione al 15 luglio. — Un discorso del Lainez in difesa delle pretese papali suscita molte proteste, specialmente da parte dei francesi.— I decreti sull’istituzione e la residenza dei vescovi, comunicati a Roma, non vengono approvati dal papa. — Difficoltá sorte a Roma per l’ambasceria inviata da Massimiliano ad annunziare la sua elezione. — Nonostante il consenso del papa, il Morone si oppone alla revoca del Proponentibus legatis. — Si approva la risposta al Birague. — Nuove dispute sull’istituzione e la elezione dei vescovi. — Tentativo d’introdurre la riforma dei cardinali.— L’imperatore lascia Innsbruck, sfiduciato dell’opera del concilio.]

Cessò per se medesma una delle difficoltá che vertevano per causa del vescovo tilesio secretario, per rispetto del quale era fatta frequente instanza che gli atti fossero scritti da dua. Perché egli, non potendo piú sopportar il dolore che gli causava la pietra, fece risoluzione di farsi tagliare. Fu dopo la sua ritirata dato il carico al vescovo di Campagna, dal quale la prima azione fatta fu nella congregazione del dí 7 giugno, con legger la risposta che li legati avevano fabbricato per dar al presidente Birago. Quella essendo longa, e proposta alla sprovvista, e non aiutata in voce da alcuno delli legati, essendo anco assai ambigua, con tali parole che si potevano tirare in commendazione e in biasmo dell’accordo fatto dal re, non fu da tutti intesa nel medesimo senso, onde ne riuscirono diverse opinioni de prelati. Il Cardinal di Lorena primo parlò sopra di essa a longo, senza lasciarsi intendere


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