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222 l'istoria del concilio tridentino


fatto ogn’opera per trattener li populi suoi piú che fosse stato possibile, aspettando o sperando che il concilio fosse per risolvere quello che si vedeva esser necessario, non ostante la determinazione fatta prima.

Ma seguendosi le congregazioni per trattar le materie conciliari, in una di esse il vescovo di Nimes, parlando sopra li capi degli abusi dell’ordine, passò a trattar delle annate. Disse che, se ben non negava che tutte le chiese dovessero contribuir al pontefice per mantener le spese della corte, nondimeno non poteva lodare quel pagamento, cosí per il modo come per la quantitá: per questa, poiché sarebbe ben assai se fosse pagata la ventesima, ché col pagamento dell’annata si paga forse piú d’una decima; e quanto al modo, che almeno non doverebbono esser astretti a pagarle se non dopo l’anno. E poiché la corte romana si ha da mantenere per le contribuzioni di tutte le chiese, sarebbe anco giusto che da quella ne recevessero qualche utilitá; dove per causa delli ufficiali di quella nascono molti e quasi tutti gli abusi nel cristianesmo. Che di questo doverebbe la sinodo avvertirne Sua Santitá che li provvedesse. Discese in particolare a ragionar delle ordinazioni de’ preti che si fanno in Roma; disse che in quelle non sono osservati né canoni né decreti, e che sarebbe necessario decretare che, quando li preti ordinati in Roma non fossero idonei, potessero li vescovi, non ostante quell’ordinazione, sospenderli, né potessero li sospesi per via di appellazione o di altro ricorso impedir la deliberazione del prelato. L’ultimo che parlò nella medesma congregazione fu il vescovo d’Osmo, il qual disse che sí come s’erano raccolti gli abusi dell’ordine, cosí saria anco bene trattar delle penitenzie che s’ingiungono e delle indulgenzie ancora insieme, per esser tutte tre quelle materie congionte, e che si danno mano l’una all’altra.

In un’altra congregazione il vescovo di Guadice longhissimamente parlò; e tra le altre cose fece quasi un’invettiva contra l’ordinazione dei vescovi titulari, con occasione di parlare sopra un capo degli abusi, che era dato il quarto in