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188 l'istoria del concilio tridentino


pace e unione, eziandio con li avversari in quanto si può, salva la pietá e dignitá della sede apostolica: l’altra, la prontezza sua propria a far quello che Sua Santitá gli ha comandato. Pregava li padri che, lasciate le contenzioni e le discordie, che grandemente offendono il cristianesmo, e le questioni inutili, trattassero seriamente delle cose necessarie.

Il conte di Luna andò facendo ufficio con tutti li prelati vassalli del suo re, spagnoli e italiani, o beneficiati nelli suoi stati, con esortarli in nome di Sua Maestá ad esser uniti al servizio di Dio e reverenti verso la sede apostolica, e a non ingiuriarsi; dicendogli che tien commissione di avvisar particolarmente il proceder di ciascuno, e che Sua Maestá tenirá particolar conto di quelli che si porteranno secondo il suo desiderio, il qual non è però che dichino cosa alcuna contra la loro conscienzia. E parlava in tal maniera, che intendeva ognuno queste ultime parole esser dette seriamente, ma le prime per ceremonia.

Averebbe voluto il Cardinal Morone, inanzi la partita sua per andar all’imperatore, veder Lorena; e questo differiva il suo ritorno, per non aver occasione di abboccarsi. Imperocché avendo egli parlato in Venezia col Cardinal Navagero, e penetrato buona parte delle instruzioni date dal pontefice, voleva fuggir l’occasione che Morone, con comunicarli o tutto o parte di quello che aveva a trattar coll’imperatore, lo mettesse in qualche obbligo. Onde il dí 16 del mese d’aprile Morone si partí. Egli diceva di esser mandato solo per giustificar la buona intenzione del pontefice perché il concilio facesse progresso e si venisse ad una intiera reformazione della Chiesa, senza alcuna eccezione. Ma si sapevano però le altre commissioni, che tendevano a fine di levar il pensiero a quella Maestá di andar a Trento, e renderla capace che la sua andata porterebbe molti impedimenti alla riforma, e scusar il pontefice che non potesse andar personalmente al concilio; e per pregarla ad accelerarne il fine, proponendogli la translazione a Bologna, dove potrebbe Sua Maestá col pontefice intervenire, che sarebbe il modo unico; e in un congresso tanto celebre