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libro settimo - capitolo xi


deliberare, ed era di piú facile e buona natura, lontano dagli artifici e non costretto da necessitá di guerra; dove che in Francia, essendo il re un putto, li partecipi del governo molti e di natura artificiosa e con vari interessi, era difficile poter far frutto. Onde tutto rivoltato a questo, deliberò che il Cardinal Morone, inanzi che dar principio alle cose conciliari, andasse all’imperator per questo effetto. E raccordandosi quello che il Cardinal Lorena aveva detto in Trento dell’andar l’imperator a Bologna per ricever la corona, deliberò di tentar l’animo di quel cardinale se si potesse indur all’esser mediatore in questo, e cosí transferir anco il concilio in quella cittá. Ordinò al vescovo di Vintimiglia che, insinuatosi con lui, vedesse d’indurlo a contentarsi di adoperarsi in quest’impresa; e per darli occasione d’introdursi, fece che Borromeo gli diede carico di condolersi con lui della morte del gran priore suo fratello.

Ma essendo quest’ordine andato che giá il cardinale era partito per Padoa, il vescovo, comunicato il negozio col cardinale Simonetta, concluse che l’importanza della cosa non comportava indugio di tempo, né meno di negoziarla altramenti che a bocca. Si risolvè di seguitar Lorena, sotto pretesto di veder in Padoa un suo nepote gravemente infermo. Dove gionto, e visitato il cardinale, e presentateli le lettere di Borromeo, e fatto l’ufficio di condoglienza, non mostrando aver tanto negozio con lui, entrati in ragionamento, dimandò il cardinale che cosa era di novo in Trento dopo la sua partita, e se era vero che il Cardinal Morone fosse per andar all’imperatore, come si diceva. Dopo molti discorsi dell’uno e dell’altro, il vescovo passò a raccordarli che Sua Signoria illustrissima in Trento gli aveva altre volte detto che se il pontefice avesse voluto transferirsi a Bologna, l’imperator vi sarebbe andato, e sarebbe stata occasione d’incoronarlo; il che averebbe messo molto conto a Sua Santitá, per mantenersi nel possesso della coronazione, la quale la Germania oppugnava. Il che essendo di novo affermato dal cardinale, soggionse il vescovo che egli allora ne aveva dato avviso a Roma, e al