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libro settimo - capitolo xi


il fine del concilio, e lo procurava e sollecitava, né di suspenderlo aveva pensiero alcuno; e che in conformitá di questo averebbe scritto alli ligati. E scrisse anco, con dire che il decreto proponentibus legatis era fatto per levar la confusione, ma però esser volontá sua che non impedissero alcuno delli prelati a proponer quello che gli fosse parso; e che essi dovessero ispedir le materie secondo li voti delli padri, senza aspettar altro ordine da Roma. Ma questa lettera fu per dar sodisfazione e non produr effetti; perché il Cardinal Morone, che era capo delli legati, aveva le instruzioni a parte, per dar regola anco agli ordini che fossero andati da Roma.

A don Luigi rispose in particolare il pontefice che aveva aperto il concilio sotto la promessa fattagli da Sua Maestá che ne averebbe avuto protezione e che sarebbe conservata l’autoritá della sede apostolica; e si trovava ingannato, perché dalli prelati suoi riceveva maggior incontri che da tutti gli altri, li quali per la concessione del sussidio si era inimicati insieme con tutto il clero di Spagna. Che della buona volontá di Sua Maestá non dubitava, ma tutto il male nasceva perché né in Roma né al concilio aveva mandati ambasciatori confidenti; che era giusto lasciar il concilio in libertá, ed egli piú di tutti cosí desiderava, non piacendoli però la licenzia, né meno che fosse in servitú di quei principi che predicavano la libertá, volendo essi comandare. Che da ognuno gli era fatta instanzia di libertá nel concilio, ed egli non sapeva se tutti questi avessero ben pensato che importanzia sarebbe, quando alli prelati fosse lasciata la briglia sopra il collo. Che quantunque in quel numero vi fossero alcune persone eccellenti in bontá e in prudenzia, vi erano nondimeno anco di quelli che mancavano o dell’una o dell’altra o d’ambedua insieme; li quali tutti erano pericolosi, quando non fossero tenuti in regola. Che a lui importava forse manco di tutti il pensarci,

perché avendo il fondamento dell’autoritá sua sopra le promesse di Dio, in quelle confidava; ma maggior bisogno avevano li principi d’avvertirci, per li pregiudici che ne potrebbono seguire: e che quando li prelati fossero posti in quella


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