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172 l'istoria del concilio tridentino


ordine che si serva; ma per la sua etá e per gli altri negozi non meno importanti esserli impossibile l’andar a Trento; e di transferirlo dove potesse andare non parlerebbe, per non dar sospetto.

Dubitò il pontefice che gli interessi dell’imperatore e di Francia in modo alcuno non potessero unirsi con li suoi, e però di loro poco si poteva promettere e meno sperare, poiché essi non pensavano al concilio se non quanto li preme per proprio interesse de’ loro stati; e però dal concilio essi altro non volere se non quello che possi dar sodisfazione e contentar li loro populi; e non potendo ottenerlo, impedir il fine del concilio, per mantenerli in speranza. Questi interessi non poter mover il re di Spagna, che ha li populi cattolici, onde può conformarsi col voler di esso pontefice senza pregiudicio delli suoi stati; anzi gli è utile l’esser tutto unito con lui per ottener delle grazie; e però esser necessario sollecitarlo con continui uffici, e darli speranza d’ogni sodisfazione. E opportunamente arrivò a Roma Luigi d’Avila, mandato espresso dalla Maestá cattolica, il quale il papa onorò sopra modo, lo alloggiò nel suo palazzo, nelle stanze dove soleva abitar il conte Federico Borromeo suo nepote, e usò seco ogni effetto di cortesia. Le cause perché fu mandato furono per ottener dal pontefice prorogazione per altri cinque anni del sussidio del clero concessogli, e grazia di vender venticinque mila scudi de’ vassallatici delle chiese. Aveva anco in commissione di procurare dispensa di matrimonio tra la principessa sorella del re e Carlo suo figliuolo, la qual in Spagna si teneva per facile, poiché molti, eziandio tra privati, erano dispensati di contraer matrimonio con la figlia del fratello o della sorella, che sono pari in grado a quello di pigliar la sorella del padre; oltre che di un matrimonio di questa sorte nacquero Mosé e Aaron. Alle qual proposizioni, quanto al matrimonio il papa si offerí a tutto quello dove si estendeva l’autoritá sua, dicendo che farebbe consultare (ma la trattazione non camminò inanzi, per l’infirmitá che successe alla principessa, che levò la speranza di matrimonio); e quanto al sussidio e all’alienazione,