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libro settimo - capitolo xi


vano alcuni prelati interessati nella grandezza della corte romana. Che essendo necessaria una reformazione della Chiesa, ed essendo comune opinione che gli abusi abbiano origine e fomento in Roma, era necessario per satisfazion comune che la riforma si facesse in concilio, e non in quella cittá; che però Sua Santitá si contentasse che fossero proposte le dimande esibite da’ suoi ambasciatori e quelle degli altri prencipi. In fine esponeva l’animo suo d’intervenir al concilio, ed esortava la Santitá sua a volersi ritrovar ella ancora.

Fu questa littera spedita sotto li 3 marzo. Della quale il pontefice restò molto offeso, parendogli che l’imperatore volesse abbracciare molto piú che quanto si estendeva l’autoritá sua, passando anco li termini degli altri imperatori antecessori suoi e piú potenti di lui. Piú restò ancora offeso, per esser avvisato dal suo noncio che s’era mandato copia della medesima lettera alli principi e al Cardinal di Lorena ancora; la qual cosa ad altro fine non poteva esser fatta, se non per commover loro e giustificar le azioni proprie. S’aggionse appresso che il dottor Seld, gran cancelliere dell’imperatore, aveva persuaso il Delfino, noncio pontificio a quella corte, ad operare che si levassero quelle parole universalem Ecclesiam, per non fomentare l’opinione della superioritá del papa al concilio, con dire che questi non erano tempi di trattar tal cosa, e che la Maestá cesarea e esso ancora sapevano che Carlo V di felice memoria in questo articolo teneva contraria opinione, e che si doveva fuggire il dar occasione a Sua Maestá e agli altri prencipi di dechiarar l’opinione che tengono in questo punto. Le quali cose congiongendo con quello che Lorena medesimo gli aveva scritto (cioè che non era ora né tempo di trattar la difficoltá delle parole universalem Ecclesiam ecc.), e con l’avviso venuto da Trento, che quel cardinale diceva non poter né esso né li prelati francesi comportarle per non canonizzare un’opinione contraria a tutta la Francia, e che s’ingannavano quelli, quali si credevano che, quando si fosse venuto a parlar chiaro e dimandar dechiarazione che il papa non sia sopra al concilio, quella opinione saria stata favorita