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libro settimo - capitolo i 11


tolici convengono; e aggionse meglio esser incominciare questa materia del sacramento dell’ordine dal sacerdozio (il che anco sará un dar connessione a questa sessione con la passata, che fu del sacrificio), e dal sacerdozio passar all’ordine in universale, senza descendere a maggior particolaritá.

Finita la congregazione, e partendo li prelati che s’erano trovati presenti, restò il Cinquechiese con li suoi ongari e alcuni polacchi e alquanti spagnoli, ai quali tutti egli fece un ragionamento, con dire che, essendo l’imperatore fuori d’ogni sospetto di guerra per la tregua seguita tra lui e il Turco, non aveva cosa piú a cuore che la riforma della Chiesa, la quale si sarebbe posta ad effetto quando nel concilio qualche parte de prelati avesse coadiuvato: però li esortava e pregava per la riverenza divina, e per la caritá che ciascun cristiano debbe alla Chiesa portare, che non abbandonino una causa cosí onesta, giusta e proficua: che ciascun dovesse metter in scritto quello che giudicava potersi constituire per servizio divino, senza metter pensiero a qualsivoglia respetto umano, non mirando a regolare una parte, ma tutto il corpo della Chiesa, per riformarla nel capo e nelle membra. Granata secondò il ragionamento, mostrò la necessitá e opportunitá di riformare, ringraziò il Cinquechiese dell’ammonizione, e disse che tra loro si sarebbe ragionato. A questo effetto si ridussero li spagnoli insieme, e dopo aver discorso fra loro la necessitá del riformare, e fermata la speranza di poter vederne frutto per l’inclinazione dell’imperatore, dalla quale il re loro, per natura inclinatissimo a pietá, non averebbe dissentito, e perché li prelati francesi, che in breve s’aspettavano, averebbono promosso e aiutato l’opera con affetto e diligenza, passarono a raccontare diversi abusi, mostrando l’origine di tutti venire dalla corte romana, la quale non solo è corrotta in se medesima, ma è ancora causa della disformazione di tutte le Chiese. E narrata l’usurpazione dell’autoritá episcopale con le riserve (la qual se non fosse restituita, e levato alla corte quello che s’ha assonto alli vescovi spettante, mai li abusi si leverebbono), considerò Granata che, essendo necessario prima gettar