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libro settimo - capitolo i 7


regno, fossero deputati doi per nazione, li quali avessero a raccordare quello che meritasse esser proposto e discusso nella sinodo. E li legati cosí a questi come a quelli di Francia fecero una comune risposta: che la sinodo non può senza gravissimo pregiudicio alterare l’ordine instituito di trattare li dogmi insieme con la riforma; e quando volesse ben farlo, altri prencipi s’opponerebbono; ma in grazia loro si ordinarebbe che li teologi e prelati esaminassero la materia dell’ordine sola, e appresso si trattassero alcuni capi di riforma, osservando tuttavia il modo consueto che ognuno, di che condizione si voglia, può raccordare ad essi legati quello che giudica necessario, utile o conveniente, cosa di maggior libertá che il deputare doi per nazione: doppoi s’attenderebbe al matrimonio. Di che non restando li ambasciatori ponto contenti, li legati mandarono al pontefice tutte le suddette dimande.

Ma li francesi, mal sodisfatti, si dolevano appresso tutti, cosí di tanta durezza, come perché novamente il papa aveva comandato ad altri prelati di andar al concilio; il che chiaramente appariva farsi per esser superiore di numero; cosa che dalli pontifici medesmi non era lodato che si facesse cosí all’aperta, e nel tempo che correvano le nove della venuta de’ francesi; piacendoli però che il numero crescesse per assicurarsi, ma con tal destrezza che non si potesse dir essere fatto per tal causa. Ma il pontefice non operava cosí alla scoperta per imprudenza, anzi a bello studio, acciò il cardinale di Lorena conoscesse che li tentativi non li sarebbono riusciti, e si risolvesse di non venire, o vero li francesi pigliassero qualche occasione di far dissolvere il concilio. Né il papa solo era di questo pensiero, ma la corte tutta, temendo qualche pregiudicio per li disegni che portava quel cardinale; li quali quando anco non fossero riusciti (cosa non cosí facile da sperare), la venuta sua nondimeno sarebbe di grand’impedimento, allongazione e disturbo al concilio. Certo è che il Cardinal di Ferrara fece ufficio con Lorena, come parente, dicendo che la sua andata sarebbe di nessun momento e con poca sua repu-