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122 l'istoria del concilio tridentino


stata data piena potestá di pascere, reggere e governare la Chiesa universale, soggiongendo che non si dipartissero da quella forma; quale teneva certo che sarebbe ricevuta, perché, essendo tolta di peso da un concilio generale, chi vorrá opporsi si mostrerá scismatico e incorrerá nelle censure; le quali per divina provvidenza essendo sempre state punite nelli contumaci con maggior esaltazione della sede apostolica, confidava che dalla Maestá sua divina e dalli buoni cattolici la causa della Chiesa non sarebbe abbandonata. E fra tanto sarebbe ritornato il Vintimiglia, che in breve averebbe spedito con piú ampie instruzioni. Deliberò di transferirsi a Bologna, per esser vicino e poter abbracciar le occasioni di finir o separar o transferir il concilio; le quali, prima che gli avvisi giongessero a Roma, svanivano. Fece formar una bolla che, occorrendo la morte sua mentre fosse assente, l’elezione si facesse in Roma dal collegio de’ cardinali.

Non cosí tosto fu il corriero spedito per Trento con queste lettere, che arrivò Viterbo con la reforma de’ francesi, e fece rincrudir la piaga della molestia. Sentí il papa leggere quella reforma la prima volta con estrema impazienza, e proruppe a dire che il fine di quella era levar la dataria, la rota, le segnature e finalmente tutta l’autoritá apostolica; poi, rasserenato alquanto per la esposizione del vescovo che gli dava speranza che Sua Santitá averebbe potuto qualche cosa divertire e qualche altra moderare, concedendone alcune, gli espose l’instruzione di Lorena. La qual era che li principi dimandano molte cose per ottener quelle che premono, le quali non sono le importanti alli rispetti della sede apostolica, come la comunione del calice, l’uso della lingua volgare, il matrimonio de’ preti: se di quelle Sua Santitá si contentasse sodisfarli, trovarebbe breve ed espedita via di aver onor del concilio e venir al fine desiderato. Gli narrò molti di quei articoli non esser ben sentiti dalli stessi vescovi francesi, che si preparavano di mettervi impedimenti. Queste cose udite, ordinò il papa che li articoli fossero discussi in congregazione, nella quale introdusse e il Viterbo e il Vintimiglia, acciò