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libro settimo - capitolo i 5


perché la sessione fosse differita. Di che essendo il tempo passato, nondimeno comparvero inanzi li legati, a’ quali esposero la nova commissione avuta dal re di far instanza che s’attendesse alla riforma e che li suoi prelati fossero aspettati; e soggionsero che, quando si facessero disputare dalli teologi e trattare dalli prelati le materie proposte dell’ordine e del matrimonio immediate, niente resterebbe piú della dottrina, e li francesi in vano venirebbono: però si contentassero di differirle sino al fine di ottobre, attendendo tra tanto alla riforma, o vero si parlasse alternativamente uno di sopra la dottrina e uno sopra la reformazione, non differendo, come per il passato, tutta la riforma sino alli giorni ultimi prossimi alla sessione, sí che non resta tempo bastante pur per vedere gli articoli, non che per deliberarvi sopra.

Ebbero risposta che le proposte meritavano d’esser ponderate, che vi averebbono considerazione, per sodisfarli in tutto il possibile: chiesero copia della instruzione mandata dal re, per poter meglio deliberare. Gli ambasciatori diedero una scrittura, il tenore della quale era: che avendo il re visto li decreti delli 16 luglio della comunione sub utraque, e di differire doi articoli di quella medesma materia, e insieme quelli che erano proposti nelle congregazioni sopra il sacrificio della messa, se ben loda tutto quello che è fatto, reputa non poter tacere quello che viene universalmente detto, cioè che si tralascia o leggermente si tratta quello che tocca li costumi o la disciplina, e si precipita la determinazione dei dogmi della religione controversi, in quali tutti i padri sono d’accordo. Le qual cose se ben egli reputa false, nondimeno ricerca che le proposte delli suoi ambasciatori siano interpretate come necessarie per provveder a tutto il cristianesmo e alle calamitá del suo regno. E avendo esperimentato non esser giovata né la severitá né la mediocritá delle pene per far ritornare li dipartiti dalla Chiesa, ha stimato bene ricorrer al concilio generale, impetrandolo dal sommo pontefice. Dispiacergli di non aver potuto per li tumulti di Francia mandar piú presto i suoi prelati, ma ben vedere che, per venir alla