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4 | l'istoria del concilio tridentino |
rimanenti occorreranno, questo tiene il primo luoco, e che
delle cose riputate il piú degli uomini sentono beneficio e
piacere d’intenderne le minuzie: perciò giudicai convenirgli
la forma di diario. A questo mio parere s’attraversarono due
opposizioni: l’una, che con quella forma non conveniva narrare li successi di ventinove anni che scorsero per preparar il
nascimento a questo concilio, né meno quelli de altri quattordici che in due volte passò dormendo, con incertezza se fosse
vivo o morto; l’altra, che non aveva, né poteva avere, tutta la
materia che ricerca un’effemeride continuata. Accomodando,
come la natura fa, la forma alla materia, non, come le scole
vorrebbono, la materia alla forma, non ebbi per assurdo scrivere a modo d’annali li tempi preparatorii e interconciliari, e
in quei della celebrazione scriver per giorni quel solo di che
ho avuto notizia, confidando che dei trapassati per non aver
potuto venirne a cognizione, se alcuno leggerá questa fattura,
mi defenderá; poiché se delle cose, che gl’interessati fanno
ogn’opera per conservarne la intiera memoria, presto se ne
perde parte notabile, quanto maggiormente di questa, dove
con ogni diligenza da gran numero di perspicacissime persone è stata usata ogni fatica per ascondere il tutto! Meritano
certo le cose grandi esser tenute in misterio, mentre il cosí
fare è di comune giovamento; ma quando il non sapersi
l’intiero ad una parte sia di gran danno, ad altri di utilitá,
non è maraviglia se a fini repugnanti per contrarie vie si
cammina. Ha ben luoco la comune e famosa sentenza che
con maggior ragione si tratta di evitar danno che de acquistar
guadagno. È soggetta questa mia composizione, per le cause
dette, a qualche disugualitá di narrazione; e se ne potrebbe
trovar altrettanta in qualche famosi scrittori: non sará per ciò
questa la mia difesa, ma che non è stata usata da chi non ha
scritto istoria del concilio tridentino, o altra non differente
da quella.
Li ambasciatori di Francia, usciti della sessione, ebbero un dispaccio dal loro re, che gli commetteva di far instanza