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68 | l'istoria del concilio di trento |
cristiane; che obedendo tutte le altre al pontefice, egli aveva
formato la convocazione come conveniva a quelle; che per
quanto s’aspetta alla Germania, rimettessero il tutto alla cura
sua, che sapeva come trattare; lasciassero convenir le altre
nazioni; che egli sarebbe andato personalmente, se non lá,
almeno in luoco prossimo, e averebbe operato non con parole ma con fatti che le cose passassero per li debiti termini;
non avessero risguardo a quello che il papa diceva, ma a
quello che egli prometteva sopra la parola imperiale e regia.
Con questa maniera l’imperator quietò gli animi, e a’ 13 febbraro si fece il recesso pubblicando il decreto, il tenor del quale fu: che essendo proposto nella precedente dieta non esservi modo di componer le discordie di Germania per causa della religione, se non per mezzo d’un pio e libero concilio generale, tutti gli ordini dell’Imperio hanno confirmato la proposizione e deliberato di accettarlo, approvarlo e sottomettersegli; la qual cosa non avendosi eseguito ancora, nella presente dieta è stata fatta la medesima proposizione e deliberazione. Per il che Cesare aveva operato e finalmente impetrato dal papa che rimettesse il concilio di Trento al 1° di maggio dell’anno venturo; il che avendo il pontefice fatto, ed essendo la convocazione stata letta e proposta nella dieta, è cosa giusta che si resti nella medesima risoluzione di aspettare con la debita obedienzia il concilio e intervenir in quello, al quale tutti li principi cristiani assisteranno; ed esso Cesare, come avvocato della santa Chiesa e defensor delli concili, opererá tutto quello che si conviene al suo carico d’imperatore, si come ha promesso. E pertanto notifica a tutti esser sua volontá che per l’autoritá e potestá imperiale sia sicuro ciascuno che anderá al concilio di poter liberamente andare, stare e ritornare, e proponer tutto quello che in sua conscienzia giudicherá necessario; e perciò stará nei confini dell’Imperio e in luoco piú prossimo che si potrá; e ammonisce li elettori, principi e li stati dell’Imperio, massime li ecclesiastici e quelli
che hanno innovato nella religione, che si preparino per ritrovarsi lá ben instrutti, acciò non possino aver alcuna scusa,