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libro terzo - capitolo iii 67


Germania, disegnando di lasciar passar le feste di Natale, perché allora era mezzo decembre, e poi di novo darli un altro assalto.

Ma il papa, risoluto di non mutare un iota, dicendo spesso: «Voglio prevenire e non esser prevenuto», e di levarsi ogni molestia di ragionamento, fece il dí di san Gioanni un breve, nel qual, narrato sommariamente il contenuto della bolla sua sopraddetta e preso pretesto che, per non esser pubblicata, alcun potrebbe pretender ignoranza, ordinava che cosí quel breve come la bolla fossero lette, pubblicate e affisse nelle basiliche di San Pietro e San Gioanni Laterano, con intenzione di mandarne esemplar stampato alli arcivescovi, acciò da loro fossero intimate alli vescovi e altri prelati. Fu levato il modo di parlarne piú col papa all’ambasciatore, il quale immediate spedí corrier espresso a significar il tutto all’imperatore. Ed egli, vedendo la risoluzione del papa, e pensato come rimediare, fece legger la bolla nel pubblico consesso. La qual veduta, produsse a punto l’effetto che egli aveva preveduto, cioè che sarebbe revocata la parola data dai protestanti di rimettersi, e da’ cattolici di andare al concilio. Alli cattolici dispiacque per il duro modo e intrattabile, a’ protestanti per le cose dette. Queste erano: pertener a lui non solo congregar, ma indrizzar anco e governar li concili; che avesse risoluto di continuare e proseguire le cose incominciate, il che levava il reesaminar le giá trattate; che fuor di luoco e senza occasione dicesse la Germania aver riconosciuto li pontefici per vicari di Cristo; che si avesse dechiarato presidente del concilio e che non chiamasse se non ecclesiastici che li obedivano, e confermasse con tanta ampiezza di parole affettatamente la bolla della convocazione di Paulo. Dicevano protestanti che vanamente si farebbe il concilio con quei fondamenti; che il sottomettersi a quelli era far contra Dio e contra la conscienzia. Li cattolici dicevano che, quando non vi era speranza di ridur li protestanti, vanamente si pigliava la fatica e la spesa. Cesare temperò l’ardire d’ambidua le

parti, con dire che il concilio era generale di tutte le nazioni