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498 l'istoria del concilio di trento


monio. E fu la sessione col modo solito licenziata, continuando fra li padri gran discorsi sopra questa materia del calice. Circa la quale alcuno sará forsi curioso di sapere per che causa il decreto recitato non sia posto dopo quello della messa, come pare che la materia ricercasse, ma in luoco dove non ha alcuna connessione né similitudine con li articoli anteriori. Questo doverá sapere che una massima andava attorno in quel concilio, che per stabilire un decreto di riforma bastasse la maggior parte dei voti, ma un decreto di fede non potesse esser fermato, contradicendo una parte notabile; per il che li legati, giá certi che quello del calice con difficoltá averebbe superato la metá, deliberarono ponerlo per capo di riforma, e l’ultimo tra quelli, per ben dechiarare di tenerlo in quel numero. Furono anco, e allora e per qualche giorno dopo, tenuti ragionamenti per il ponto deciso che Cristo offerisse se stesso nella cena, dicendo alcuni che per il numero di tredici contradittori non era legittimamente deciso, e rispondendo altri che un ottavo non si poteva dire parte notabile. Erano anco alcuni che sostentarono la massima aver luoco solo negli anatematismi e nella sostanza della dottrina, non in ogni clausula che sia posta per maggior espressione, come questa, della quale nelli canoni non si parla.

Li ambasciatori imperiali furono molto allegri per il decreto del calice, tenendo per fermo che l’imperatore l’ottenirebbe dal pontefice con maggior facilitá e con piú favorabili condizioni, che non si sarebbe impetrato in concilio. Dove, per la varietá delle opinioni e interessi, è difficile ridur tanti in un parere, se ben buono e necessario: la maggior parte vince la migliore, e chi si oppone ha sempre maggior vantaggio che chi promove. E tanto piú speravano, quanto il papa aveva fatto ufficio favorevole alla loro petizione. Ma l’imperatore non ebbe l’istesso senso, non mirando egli ad ottenir la comunione del calice assolutamente, ma a quietare li populi delli stati propri e di Germania, che, mal inclinati verso l’autoritá pontificia per le cose passate, erano preoccupati a non ricever in bene cosa che di lá venisse; dove che, avendo la concessione dal concilio, con quella so-