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480 | l'istoria del concilio di trento |
zione non era per devozione, essendo da gente che non dá
nessun segno di spiritualitá: che egli non sapeva intender
come fossero penitenti e volessero tornar alla Chiesa e creder
che fosse retta dallo Spirito Santo, con ostinazione però di
non voler tornar senza questa grazia; che questa ostinazione
mostra che non hanno la ragione formale della fede; che se
il concilio basiliense altre volte concesse ciò alli boemi, fu
perché si rimessero assolutamente alla Chiesa, qual poi per
benignitá lo concesse; che non si debbe dir vero rimedio
quello che non è necessario per natura della cosa, ma per malizia degli uomini; che la sinodo non debbe nutrirla e fomentarla; che s’imita assai l’esempio di Cristo in cercar le pecore
smarrite, quando si chiamano, invitano e pregano; che se questa
grazia si ha da concedere, è meglio che si conceda dal papa,
qual potrá revocarla se le condizioni non saranno adempite;
che concedendola il concilio, se il papa vorrá annullarla,
pretenderanno che non lo possi fare, e che la sua autoritá
non sia sopra il concilio; che li eretici sempre procedono con
falsitá e con inganni.
Antonio Corrionero, vescovo di Almeria, disse che si confirmava nella negativa per le ragioni usate dalli defensori nell’affirmativa; che se ben Dio dá molti aiuti alli impenitenti, come predicazioni, miracoli e buone inspirazioni, non però mai dispensa loro i sacramenti, ma ai soli penitenti; che volendosi mover dalla caritá, prima si debba attender a conservar li cattolici, che ridur li eretici; che si debbi imitar il concilio constanziense, che per mantener i buoni figliuoli della Chiesa proibi la comunione del calice insegnata da Gioanni Hus. Cosi si debbe far ora con li luterani; che questa concessione aprirebbe la porta ad infiniti mali; che averebbono dimandato il matrimonio de’ preti, l’abrogazione de immagini, de digiuni e altri santi instituti, sempre proponendo le loro dimande come mezzi unichi e necessari a riunirsi con la Chiesa; che ogni minima mutazione di legge partorisce gran danno, e massime essendo a favore delli eretici; che non consiglierebbe manco che lo facesse il pontefice, se ben facendolo lui sarebbe manco