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libro sesto - capitolo ix 475


che negavano la comunione del calice avevano tutti li moderni da seguitare, sí come quelli che la concedevano, si movevano dall’esempio dell’antichitá e del concilio basiliense e di Paulo III. Nella qual diversitá de pareri egli aderiva all’affermativo, perché la cosa era di sua natura buona e, con le condizioni proposte, utile ed espediente; ed essendo inviato per mezzo necessario a ridur le anime, chi voleva il fine era necessitato a voler il mezzo. La necessitá del mezzo non doversi metter in dubbio, poiché l’imperator l’affermava; quale egli credeva che Dio non lascierebbe ingannare in cosa cosí importante, massime che Carlo aveva avuto il medesimo giudicio; e l’istesso comprobava la dimanda del duca di Baviera e l’instanza de’ francesi. E se alcun dubitasse che li principi secolari non fossero appieno informati di questa causa, come ecclesiastica, non doveva restar di prestar fede intiera al vescovo di Cinquechiese e agli altri due vescovi ongari che erano in concilio. E perché alcuno aveva detto doversi ben imitare il padre che ricevette il figliuol prodigo, però con aspettar prima che venisse a penitenza, disse che piuttosto conveniva imitar il pastor evangelico, che andò cercando per luochi deserti e aspri, con grandissima sollecitudine, la pecora smarrita, e presala in collo la riportò all’ovile. Il parlar di questo prelato, per la fama di gran bontá ed eccellente dottrina, e piú per esser portoghese, che ognuno averebbe pensato dover esser rigorosissimo in mantener li riti usati, non solo confermò quelli che erano del suo parere, ma fece titubar assai molti del li contrari.

Il vescovo d’Osimo, che parlò dopo di lui, disse: «Dubito che ci bisognerá bever questo calice in ogni modo, ma faccia Dio che sia con buon successo». Giovan Battista Oslo, vescovo di Rieti, sostenne che non si dovesse conceder quest’uso, perché la Chiesa non è stata mai solita in alcun tempo conceder minima cosa secondo le posizioni degli eretici, anzi sempre constituir il contrario. Mostrò, per quello che era seguito nelli boemi, quali sempre erano stati piú rebelli, che non conveniva promettersi niente della conversione degli eretici, ma tenir certo di dover esser ingannati da loro; che