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libro terzo - capitolo ii 41


s’accomodasse a consentire almeno a quei capi che parevano non esser in diminuzione dell’autoritá pontificia, si offerí loro l’imperatore, per scrittura data sotto li 18 di luglio, di usar ogni diligenzia con Sua Santitá, acciò si contentasse di non mancar del suo ufficio. Fu stampata questa reformazione in molti luochi cattolici di Germania, e anco l’istesso anno in Milano da Innocenzio Ciconiaria. Fu l’ultimo di giugno il fine della dieta d’Augusta; e si pubblicò il recesso, nel quale promise Cesare che il concilio si sarebbe continuato in Trento, e che egli averebbe operato che presto fosse reassonto; il che quando fosse fatto, comandava che tutti gli ecclesiastici v’intervenissero, e quelli della confessione augustana vi andassero con suo salvocondotto; dove tutto sarebbe trattato secondo le sacre lettere e la dottrina de’ Padri, ed essi sarebbono uditi.

Il cardinale d’Augusta e altri prelati, gelosi che con questi principi de confessione e riforme fatte e pubblicate in diete non fosse esclusa di Germania l’autoritá del papa, pregarono Cesare che l’invitasse a mandare legato espresso, quale aiutasse l’esecuzione delle cose decretate, allegando che ciò sarebbe un mezzo di facilitare grandemente; perché molti, in quali ancora vive il rispetto al pontefice, s’adopereranno piú prontamente, vedendo intervenire anco l’autoritá sua. L’imperator, avendo concepito nell’animo che, quietandosi li moti della religione, Germania dovesse restar oppressa sotto il suo servizio, abbracciava ogni proposta di facilitá, sicuro che averebbe poi ridotto il tutto come li fosse piaciuto. Fece dar conto al pontefice di tutte le cose fatte per riformazione, e l’invitò a mandar uno o piú legati. Il papa mandò immediate il vescovo di Fano, prelato grato all’imperatore, per noncio, con pretesto d’intender meglio la volontá di Sua Maestá intorno la richiesta sua, e per proponere la restituzione di Piacenza e il far partire li spagnoli da Trento. Poi, ricevuta la prima risposta dal Fano, e posto il negozio in consultazione con li cardinali, presto risolvè non esser sua dignitá mandar ministro che fosse esecutor de decreti imperiali; ma, per la

ragione che mosse il cardinale d’Augusta, prese un termine