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40 l'istoria del concilio di trento


niente. Fu il libro per ordine dell’imperatore stampato in latino e tedesco, poi anco tradotto e stampato in italiano e francese.

Oltra di questo, a’ 14 di giugno pubblicò Cesare una riforma dell’ordine ecclesiastico, la qual dalli prelati e altre persone dotte e religiose era stata con maturitá digesta e raccolta. Quella conteneva ventidue capi: dell’ordinazione ed elezione delli ministri; dell’ufficio del li ordini ecclesiastici; dell’ufficio del decano e canonici; delle ore canoniche; delli monasteri; delle scole e universitá, delli ospitali; dell’ufficio del predicatore; dell’amministrazione delli sacramenti; dell’amministrazione del battesmo; dell’amministrazion della confermazione; delle ceremonie della messa; dell’amministrazion della penitenzia; dell’amministrazion dell’estrema unzione, dell’amministrazion del matrimonio; delle ceremonie ecclesiastiche; della disciplina del clero e del populo; della pluralitá de’ benefici; della disciplina del popolo; della visita; delli concili; della scomunica. In questi capi sono da centotrenta precetti cosí giusti e pieni d’equitá, che se alcun dicesse non esser mai uscita inanzi quel tempo una formula di riformazione piú esatta e meno interessata, senza cavilli e trappole per pigliar gli incauti, non potrebbe facilmente esser redarguito. Se quella fosse stata dalli soli prelati constituita, non sarebbe dispiaciuta a Roma, eccetto in doi luochi dove autorizza il concilio basiliense, in alcuni altri dove mette mano nelle dispense ed esenzioni pontificie, e in altre cose riservate al papa. Ma perché per autoritá imperiale fu stabilita, parve piú insopportabile che il fatto dell’Interim; essendo una massima fondamentale della corte romana che li secolari, di qualsivoglia dignitá e bontá di vita, non possino dar legge alcuna al clero, eziandio per buon fine. Non potendo però altro fare, sopportavano quella tirannide (cosí dicevano), alla quale per allora non si potevano opponere.

Pochi giorni dopo ordinò anco Cesare che le sinodi diocesane fossero tenute a san Martino, e le provinciali inanzi

quaresima. E perché li prelati desideravano che il pontefice