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libro sesto - capitolo vii 433


molti prelati, massime di corte; e il vescovo, fatto legger il capo delle distribuzioni, disse parerli cosa ardua che si conceda al vescovo di pigliar la terza parte delle prebende e convertirle in distribuzioni; che giá tutto era distribuzioni, e per abuso si sono fatte le prebende; e che il vescovo da Dio ha l’autoritá di tornar li mali usi alli buoni antichi; non esser giusto che, col dar il concilio al vescovo la terza parte dell’autoritá che ha, levargliene due terzi. Però si dechiarasse che hanno li vescovi ampia facoltá di convertir in distribuzioni quanto a loro pare conveniente. Approvò questa sentenza l’arcivescovo di Praga con altre ragioni, e pareva che con la faccia li altri spagnoli mostrassero di assentire. Ma il Cardinal di Mantoa, lodata molto la pietá di quei vescovi, affermato che quel fosse punto degno di esser consultato dalla sinodo, promise per nome comune delli legati, avutone cosí consenso da loro, che se ne sarebbe parlato la sessione seguente.

Venne il di 16, e con le solite ceremonie andarono li legati, ambasciatori e prelati alla chiesa. Nella messa non è da tacere che fu fatto il sermone dal vescovo di Tiniana, il quale non ebbe risguardo, con tutto che si fosse risoluto di non parlare per allora di concedere il calice, a prender per soggetto quella materia sola, e discorrere che l’uso del calice fu comune mentre durò l’ardor di caritá; ma quello diminuito, succedendo inconvenienti per la negligenza d’alcuni, non fu l’uso di quello interdetto, ma solo fu insegnato esser minor male l’astenersene a quelli che difficilmente potevano schifar l’irreverenza: con l’esempio de’ quali, altri in progresso, per non ubbligarsi alla diligenza, se ne astennero. Lodò nelli primi l’esempio memorabile di pietá, biasmò l’impietá delli moderni novatori, che per averlo hanno cosí grand’incendio eccitato; esortò li padri alla pietá e ad estinguer l’incendio, e non comportar che per loro colpa tutto il mondo abbruggi; condescendino alla imbecillitá dei figli, che non dimandano altro che il sangue di Cristo. Gli ammoní a non aver la perdita di tante provincie e regni per iattura leggiera; e poiché ora con tanto ardore e desiderio

è richiesto quel benedetto sangue, non temino che s’abbia da


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