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420 l'istoria del concilio di trento


emendati li costumi. Aggionse che il clero era infame per la libidine; che il magistrato politico non comporta alcun cittadino concubinario, e pur nel clero il concubinato è cosí frequente che di cento non si sono trovati tre o quattro che non siano concubinari o maritati secretamente o palesemente; che in Germania anco li cattolici prepongono un casto matrimonio ad un celibato contaminato; che molti hanno abbandonato la Chiesa per la proibizione del calice, dicendo che sono costretti ad usarlo per la parola di Dio e costume della primitiva Chiesa, il qual sino al presente è osservato nelle chiese orientali, e usato giá nella Chiesa romana; che Paulo III lo concesse alla Germania, e li bavari si lamentano del suo principe che lo invidii alli sudditi suoi; protestando che se il concilio non provvede, l’Altezza sua non potrá governar li populi e sará costretto ceder quello che non può proibire. Propose per rimedio ai scandali del clero una buona riforma, e che nelli vescovati s’introducessero le scole e accademie per educar buoni ministri. Dimandò il matrimonio de’ preti, come cosa senza la quale fosse impossibile in quell’etá riformar il clero, allegando il celibato non esser de iure divino. Richiese anco la comunione sub utraque specie, dicendo che, se fosse stata permessa, molte provincie di Germania sarebbono restate nell’obedienzia della sede apostolica, dove che le rimaste fino ad ora, insieme con le altre nazioni, come un torrente se ne dipartono; che non ricerca il duca li tre su detti rimedi per speranza alcuna che vi sia di ridur li sviati e li settari alla Chiesa, ma solo per ritener li non ancora divisi. Replicò esser necessario principiar dalla riforma, altrimenti tutta l’opera del concilio riusciria vana; ma riformato il clero, che il suo principe, se sará richiesto della sua opinione nella materia dei dogmi, opportunamente potrá forse dire cosa degna di considerazione; la quale non occorreva dir in quel tempo, non essendo pertinente trattar di far guerra al nemico, non avendo stabilito prima le forze proprie in casa. Nel filo del parlare spesso interpose che tutto ciò era dal suo principe detto non per dar legge al concilio, ma per insinuarlo riverentemente: e con questo concetto anco finií. Rispose la sinodo