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414 l'istoria del concilio di trento


rimessa al concilio, interpretavano in sinistro che in quel tempo fosse fatta tal richiesta alla sinodo e non al papa, sospettando che fosse a fine di allargare ogni concessione che si facesse con interpretazioni aliene, onde s’inducesse nova necessitá di concilio.

Ma quei che sentivano potersi condescendere alle richieste dell’imperatore e tanti altri principi e populi, consigliavano a proceder con minor rigore e non dar cosí sinistra interpretazione alle pie preghiere de infermi fratelli, ma seguir il precetto di san Paulo di trasformarsi nei difetti degl’imperfetti per guadagnarli; e non aver mire mondane di riputazione, ma governarsi con le regole della caritá, che calpestando tutte le altre, eziandio quelle della prudenza e sapienza umana, compatisce e cede ad ognuno. Dicevano non vedersi ragione considerabile data dagli altri, se non che li luterani direbbono averla vinta, che la Chiesa ha fallato, e passarebbono a piú alte dimande; ma ingannarsi chi crede con la negativa farli tacere. Giá hanno detto che s’abbia commesso errore; diranno dopo che sopra il fallo s’aggionga l’ostinazione; e dove si tratta di ordinazioni umane, non esser cosa nova né indecente alla Chiesa la mutazione. Chi non sa che la medesima cosa non può convenir a tutti li tempi? Sono innumerabili li riti ecclesiastici introdotti e aboliti, e non è contra il decoro d’un concilio l’aver creduto utile un rito, che l’evento ha dimostrato inutile. Il persuadersi che da questa dimanda si debbi passar ad altre esser cosa da persone sospettose e troppo vantaggiose. «La semplicitá e caritá cristiana», dice san Paulo, «non pensa male, crede ogni cosa, sopporta tutto e spera bene».

A questi soli toccò parlare sopra il quinto articolo, poiché quelli della negativa assoluta non avevano altro che dirci sopra. Ma questi furono divisi in due opinioni: l’una, e piú comune, che si concedesse con le condizioni che fu da Paulo III concesso, le quali al suo luoco s’è detto; l’altra, d’alcuni pochi, tutt’in contrario diceva che, volendo conceder il calice per fermare nella Chiesa li titubanti, conviene temperarla in maniera che possi far l’effetto desiderato. Quelle condizioni non poterlo apportare, anzi dover senza dubbio farli precipitare al lutera-