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36 | l'istoria del concilio di trento |
gagliarda instanza che il concilio fosse tornato a Trento, e
levava tutta l’autoritá alle cose giá statuite da quello. Dannavano tutto il corpo di quella dottrina, che contenesse modi
di parlare ambigui, che superficialmente considerati ricevevano
buon senso, ma internamente erano venenati; che affettatamente in alcune parti stasse sul solo universale, acciò li luterani avessero modo d’interpretarlo per loro. Ma della concupiscenza parlava affatto alla luterana, sí come anco nell’articolo
della giustificazione, riponendola nella fiducia sopra le promissioni, e attribuendo troppo, anzi il tutto alla fede. Nel capo
delle opere niente parlarsi del merito de condigno, che è il
cardine in quella materia. Nel capo della Chiesa non aver
presa l’unitá dal capo visibile, che è essenziale, e, quello che
è peggio, aver statuito una Chiesa invisibile per la caritá,
e poi fatta la stessa visibile; esser un’arteficiosa e occulta maniera di destruggere la ierarchia e stabilir l’opinione luterana;
l’aver posto per note della Chiesa la sana dottrina e il legittimo uso de’ sacramenti aver dato modo a tutte le sette di
ostinarsi a tenersi per Chiesa, taciuta la vera marca, che è
l’obedienzia al pontefice romano. Non essere comportabile
d’aver posto il sommo pontefice in remedium schismatis, e li
vescovi iure divino. Che il sacramento della penitenza era
fatto luteranissimo, quando si diceva che, credendo di ricevere con questo sacramento quello che Cristo ha promesso,
gli avviene come crede. Del sacrificio ancora essere taciuto
il principale, che egli è espiativo e propiziatorio per li vivi e
per li morti. Quel che dicevano poi dell’aver concesso le mogli a’ sacerdoti e il calice nella comunione de’ laici, ognuno
lo può da sé comprendere, ché con questi doi abusi era destrutta tutta la fede cattolica. Era una la voce di tutta la
corte, che si trattava de summa rerum, che erano crollati li
fondamenti della Chiesa, che bisognava metterci tutte le forze,
eccitare tutti li principi, mandar alli vescovi di tutte le nazioni, e urtar in ogni maniera questo principio, dal qual indubitatamente era necessario che ne seguisse non la destruzione
della chiesa romana (essendo ciò impossibile), ma bene una
deformazione e deturpazione la maggiore che mai.