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380 l'istoria del concilio di trento


Si doleva la corte di tutti li legati generalmente, che avessero proposto o permesso che si proponesse l’articolo; giá esser stato con somma arte statuito che soli potessero proporre, non ad altro fine se non per ovviare alli tentativi de’ mal affetti a Roma; e non poter aver scusa, poiché vi era l’esempio del disordine che causò questa disputa nel primo concilio. Sopra tutti si dolevano di Mantoa e Seripando; di quello principalmente, che con la riputazione e credito poteva ovviar ogni inconveniente: e del rimedio discorrevano che bisognava mandar altri legati, persone piú inclinate al bene comune, e non principi né frati, ma incamminati per li gradi della corte. E la voce universale destinava Giovanni Battista Cigala, cardinale di S. Clemente, in primo luoco per essersi mostrato difensore acerrimo dell’autoritá pontificia nelli carichi di referendario e di auditor di camera, con molta lode e aumento delle cose di Roma: il quale, come superior di Mantoa, averebbe tenuto il primo luoco, da che anco Mantoa si sarebbe mosso a ritirarsi.

Il pontefice fece tener molte congregazioni delli cardinali proposti alla consulta del concilio, da’ quali essendo raccordati diversi rimedi per ovviare al corso del male, si diede a parlar del negozio assai piú quietamente e correttamente di prima. Non dannava l’opinione di quelli del ius divino, anzi li lodava di aver parlato secondo la loro conscienzia, e qualche volta aggiongeva anco che forse quell’opinione era la migliore; ma si doleva di quelli che a lui s’erano rimessi, essendo il concilio congregato acciò ciascuno dica l’opinione propria, e non per addossare le cose difficili ad altri e sutterfuggir l’odio e l’invidia; che li dispiacevano le differenze nate tra li legati suoi, quali non dovevano con scandolo pubblicarle, ma, tenendole secrete, o tra loro comporle o a lui riferirle; che si come lodava il dir la propria opinione con libertá, cosí biasmava le pratiche, e quello che da alcuni era stato usato per sovvertir altri con inganni e quasi violenze; che non poteva restar di non gravarsi di quel che si parlava contra la libertá del concilio, e che il consultar le cose a Roma era un violarla. Esser