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libro sesto - capitolo iv 371


di Trento. Il che, se ben esequito con somma secretezza, penetrò nondimeno subito a notizia delli spagnoli, quali fecero grandissime indoglienze che si vedesse dato principio ad un insopportabile aggravio, che ogni trattazione si avesse non solo ad avvisare, ma consultare e risolvere anco in Roma; che il concilio, congregato in quella cittá medesima due altre volte, per questa causa non ebbe successo, e si disciolse senza frutto e con scandolo ancora, perché niente fu risoluto dalli padri, ma tutto in Roma: tanto che era passato in bocca de tutti un blasfemo proverbio: «che la sinodo di Trento era guidata dallo Spirito Santo inviatogli da Roma di volta in volta nelle valise»; che minor scandolo era stato dato da quei papi quali ricusarono il concilio a fatto, che da questi li quali, congregatolo, l’hanno tenuto e tengono in servitú. Allora il mondo restava in speranza che, se pur una volta si poteva impetrar concilio, s’averebbe visto rimedio ad ogni male; ora, osservate le cose giá passate sotto due pontefici, e che ora s’inviano, ogni speranza di bene si vede estinta, né piú bisogna aspettar alcun bene dal concilio, se debbe esser ministro degl’interessi della corte romana e muoversi o fermarsi ad arbitrio di quella.

Questo diede occasione che nella congregazione sequente, dato principio a parlare sopra gli articoli proposti, in poche parole si reintrò nella residenza; a che interponendosi il cardinale varmiense con dire che s’era parlato di quella materia assai, che s’averebbe formato il decreto per risolverla e, proposto quello, ognuno averebbe potuto dire quello che gli restasse, né per questo si potêro quietare gli umori mossi. Onde l’arcivescovo di Praga, ambasciator dell’imperatore, esortò li padri, quasi con un’orazione perpetua, a parlar quietamente e con manco passione, ammonendoli a risguadar il decoro delle loro persone e del luoco. Ma Giulio Superchio, vescovo di Caurle, rispose con alterazione nessuna cosa esser piú indecente al concilio quanto che venga posta legge alli prelati, massime da chi rappresenta potestá secolare; e passò a qualche mordacitá. E pareva che la congregazione fosse per dividersi in parti: onde varmiense, che era il presidente in