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30 | l'istoria del concilio di trento |
morbo pestilente nella cittá e luochi circonvicini, per la partita di molti padri successa e imminente, e per la contestazione giurata dei medici, specialmente del Fracastoro stipendiato pubblico, per il timore che si aveva che non fosse levato
il commercio delle cittá vicine: le quali cose constano tutte
negli atti per comandamento di Sua Santitá a Roma trasportati. Che li legati dopo il decreto li esortarono andar a Bologna; e gionti a Bologna gli ammonirono per lettere; onde non
possono dire di non aver dovuto seguire li legati perché non
fossero di parere che il concilio si trasferisse: imperocché
essendo liberi li voti di tutti nel concilio, poterò con conscienzia dissentire dagli altri; ma avendo la maggior parte
fatto un decreto, a quello convien che la minore accomodi la
conscienzia sua, altrimente mai cosa alcuna si terminerebbe.
Che sia stato promesso il ritorno si può veder nel decreto con
che forma; ma se sono restati credendo che gli altri dovessero ritornare, perché non risponder alle lettere dei legati, che
li ammonivano di andare a Bologna? Ma quando chiamano
asserta la suspizione della pestilenzia, è verisimile che li sia
caduta quella voce per caso, altramente, non avendo causa
d’allegare contra la translazione e non mandando secondo il
decreto di Sua Santitá, incorrerebbono nelle censure. Né quella
division vale, se la causa è di loro o di Dio; perché, in quanto
a loro appartenga, niuno vuole farli ingiuria; in quanto sia
di Cristo, poiché è question di fatto, è ben necessario dilucidare quello che in fatto non è chiaro. Onde avendo l’imperator
chiamato li legati asserti e li padri che sono in Bologna non
«concilio» ma «privata adunanza», e aggregato molti obbrobri
contra la translazione, fu ragionevole che la causa fosse assonta
da Sua Santitá, non per fomentar le liti, anzi per sopirle. Se
li scandoli siano nati per la translazione o perché essi siano
rimasti, da questo solo si può vedere, perché il loro rimanere
è causa che non si possi tornarvi; e quando pregano la Santitá sua di ritornar l’interrotto concilio, se ciò intendono delle
solite congregazioni, quelle mai si sono intermesse, se della
pubblicazione dei decreti, quella è stata differita in grazia loro: