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libro sesto - capitolo i | 331 |
seconda parte si contiene nomi dei libri che particolarmente
sono dannati, non proibiti gli altri degli stessi autori. Nella
terza alcuni scritti senza nome; oltra che con una generale
regola sono vietati tutti quelli che non portano il nome dell’autore, scritti dopo il 1519; e sono dannati molti autori e
libri che per trecento, duecento e cento anni erano stati per mano
di tutti li letterati della romana Chiesa, sapendo e non contradicendo li pontefici romani per tanto tempo; e delli moderni
ancora furono proibiti di quelli che erano stampati in Italia,
eziandio in Roma con approbazione dell’inquisizione, e anco
approbati dal papa medesimo per suoi brevi, come le annotazioni di Erasmo sopra il Novo Testamento, che da Leon X,
dopo averle lette, furono approbate per un suo breve sotto il
dato di Roma 1518, io settembre. Sopra tutto cosa considerabile è che sotto colore di fede e religione sono vietati con
la medesima severitá e dannati gli autori de libri, da’ quali
l’autoritá del principe e magistrati temporali è difesa dalle
usurpazioni ecclesiastiche, dove l’autoritá delli concili e delli
vescovi è difesa dalle usurpazioni della corte romana, dove le
ipocrisie o tirannidi con quali, sotto pretesto di religione, il
populo è ingannato o violentato, sono manifestate. In somma
non fu mai trovato il piú bell’arcano per adoperare la religione a far gli uomini insensati. Passò anco quell’inquisizione
tant’oltra, che fece un catalogo di sessantadue stampatori, e
proibí tutti li libri da quelli stampati, di qualunque autore,
arte o idioma fossero; con aggionta piú ponderosa, cioè e li
stampati da altri simili stampatori che abbiano stampato libri
de eretici; in maniera che non restava piú libro da leggere.
E per colmo di rigore la proibizione di qualunque libro contenuto in quel catalogo era in pena di scomunica latae sententiae, riservata al papa, privazione e inabilitá ad uffici e benefici,
infamia perpetua e altre pene arbitrarie. Di questa severitá fu
fatto rechiamo a questo papa Pio che successe, il quale remise
l’indice e tutta questa maniera al concilio, come si è detto.
Furono, sopra li proposti articoli, vari pareri. Ludovico Beccatelli arcivescovo di Ragusi e fra’ Agostino Salvago