296 |
l'istoria del concilio di trento |
|
liberarsi, fu constretto promettere di pagar al re per sei anni
quattro decime all’anno, e cosí quietò li rumori eccitati contra
loro. E per colmo del precipizio sotto il 4 agosto scrisse la
regina una longa lettera al papa, narrando li pericoli imminenti per li dissidi della religione, esortandolo al rimedio.
Diceva esser tanta la moltitudine delli separati dalla Chiesa
romana, che la legge e la forza non li poteva piú ridurre;
che molti di essi, principali del regno, col suo esempio tiravano
degli altri; che non essendovi nessuno che neghi gli articoli
della fede e li sei concili, molti consigliavano che si potessero
ricever in comunione. Ma se questo non piaceva, e paresse
meglio aspettar l’aiuto del concilio generale, tra tanto per la
necessitá urgente e per il pericolo nella tardanza esser necessario usar qualche particolar remedio con introdur colloqui
dall’una e l’altra parte; ammonir di guardarsi dalle ingiurie
e contenzioni e dalle offese di parole d’una parte contra l’altra:
levar li scrupoli a quelli che non sono ancora alienati, levando
dal luoco dell’adorazione le immagini proibite da Dio e dannate da san Gregorio; dal battesmo lo sputo, li esorcismi e
le altre cose non instituite per la parola divina; restituir l’uso
della comunione del calice, le preghiere della lingua populare;
che ogni prima dominica del mese, o piú spesso, li curati
convochino quelli che vogliono comunicare, e cantati li salmi
in volgar lingua, nella medesima siano fatte pubbliche preghiere per il principe, per i magistrati, per la salubritá dell’aria e frutti della terra; poi, esplicati li luochi degli evangelisti e di san Paolo dell’eucaristia, si venga alla comunione;
che sia levata la festa del Corpo del Signore, che non è instituita se non per pompa; che se nelle preghiere si vuol usar
la lingua latina, vi si aggionga la volgare per utilitá di tutti.
Che non si levi niente dell’autoritá pontificia né della dottrina,
non essendo giusto, se li ministri hanno fallato, levar il ministerio. Queste cose scrisse, come fu opinione, a persuasione
di Gioanni Montluc vescovo di Valenza, con soverchia libertá
francese. Commossero molto il pontefice, atteso il tempo pieno
di suspizioni, mentre che si parlava di concilio nazionale ed
era intimato il colloquio a Poissi; e ben consultato, risolvé di