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libro quinto - capitolo vi | 279 |
pigliar quella propria che fu presentata a Carlo nel 1530; a che
non consentivano li palatini, se non se gli faceva un proemio,
nel quale si dicesse che anco l’altra edizione si concorda con
quella. Ma il duca di Sassonia diceva non potersi otturar gli
occhi e orecchie al mondo, che non vedesse e udisse le loro
differenze; e che volendo mostrar unione dove vi era dissidio,
sarebbe un farsi convincer di vanitá e mendacio. E dopo
molte contenzioni si restò senza convenir in quel capo. Quanto
al concilio, altri proponevano di recusarlo assolutamente, altri
erano d’opinione che si dovessero mandar ambasciatori per
offerirsi di andar ad un concilio libero e cristiano; e proponer
le eccezioni della suspizione dei giudici, dell’incomoditá del
luoco e altre, spesse volte proposte, acciò questo servisse per
mostrare che non fuggivano l’autoritá d’un concilio legittimo,
e che da loro non era impedita l’unione della Chiesa, ma
dall’ambizione della corte romana; cosa che li renderebbe piú
favorevole l’animo dei cattolici germani. E in questa forma
fu concluso di supplicare l’imperatore.
Li doi nonci, gionti in Austria insieme, trovarono l’imperator a Vienna, dal quale furono consegnati andar ambidua immediate a Naumburg in Sassonia, dove li protestanti erano congregati alla dieta, e trattar con loro modestamente quanto fosse possibile, guardandosi dall’esasperarli od offenderli; perché andando da ciascuno nello stato proprio, sarebbono da uno rimessi all’altro, senza aver mai certa risposta; e che quando avessero fatto questo ufficio tutti doi insieme, averebbono potuto dividersi, e andar ciascuno particolarmente a chi erano mandati. Li raccordò le condizioni con che giá li protestanti erano condescesi a consentire al concilio, acciocché, se di novo ne facessero menzione, essi fossero premeditati per replicar a nome del pontefice quello che giudicassero bene. Vi aggionse Cesare in compagnia delli nonci tre suoi ambasciatori al medesimo convento, e ’l re di Boemia li raccomandò al duca di Sassonia, acciò potessero andar sicuri. Li ambasciatori imperiali, gionti alla dieta, avuta l’udienza, esortarono li principi ad intervenire nel concilio, per metter fine alle