Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/281


libro quinto - capitolo v 275


per altra via provvederá; ma esser necessario prima medicar se stesso, perché la buona vita è un’efficace orazione da persuadere. Doversi levar li vocaboli di luterani, ugonotti e papisti, che non sono meno faziosi che quelli de guelfi e ghibellini, e adoperar le armi contra quelli che coprono l’avarizia, l’ambizione e lo studio di cose nove con nome di religione. Giovan Angelo, avvocato nel parlamento di Bordeos, parlò per il terzo stato: molte cose disse contra li costumi corrotti e la disciplina degli ecclesiastici; notò in loro l’ignoranzia, avarizia e lusso come cause di tutti li mali, e sopra questi discorse assai; e in fine dimandò che al tutto si rimediasse con una presta celebrazione di concilio. Per la nobiltá, Giacomo conte di Roccaforte tra l’altre cose disse tutto il male esser nato per le immense donazioni che li re e altri grandi hanno fatto alle chiese, e massime con attribuirli anco giurisdizioni, cosa molto inconveniente che chi debbe attender alle orazioni e predicazioni eserciti ius nella vita e nelle fortune dei sudditi del re: che a questi inconvenienti era necessario rimediare. E in fine porse una supplica, dimandando per nome della nobiltá che fosse lecito aver pubbliche chiese per esercizio della religione. Per il clero parlò Giovan Quintino borgognone: disse che li Stati si congregano per provveder alle necessitá del regno, non per emendar la Chiesa, che non può fallare, che è senza macchia e ruga, ed eternamente resterá incorrotta, se ben la disciplina in qualche particella ha bisogno di riforma. Però non doversi ascoltar quelli che, rinnovando le sètte sepolte, dimandano chiese separate dai cattolici, ma doverli punir per eretici; ed esser cosa giusta che il re non li ascolti, ma costringa tutti i suoi sudditi a creder e viver secondo la forma prescritta dalla Chiesa; che non sia concesso ritorno a quelli che sono usciti del regno per causa di religione; che si procedi con pena capitale contra li infetti di eresia; che la disciplina ecclesiastica sará facilmente riformata, se siano levate le decime al clero e restituita l’elezione alli capitoli, essendo stato osservato che nel medesimo anno 1517, quando fu per il concordato data la nominazione delle prelature al re, incominciarono