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libro quinto - capitolo v 271


dopo qualche contrasto, il papa diede loro luoco tra sé e li cardinali che lo precedevano.

Il 29 fu pubblicata in consistoro la convocazione del concilio, la bolla della quale era intitolata Della intimazione del concilio tridentino: il vocabolo latino fu indictionis; e in questa forma fu stampata in molti luochi; se ben dopo, quando si stampò il corpo del concilio tutto intiero, si mutò la voce, e fu detto celebrationis.

Il tenor della bolla era: che il pontefice dal principio della sua assonzione applicò l’animo all’estirpazione dell’eresie, all’estinzione delle divisioni ed emenda dei costumi, per remedio de’ qual mali deliberò celebrar un concilio generale; che Paulo III e Giulio per inanzi l’avevano congregato, ma non potuto finire; e narrata la serie delle cose successe sotto quei pontefici, ne ascrive la riuscita a’ vari impedimenti promossi dall’inimico del genere umano, almeno per differir un tanto gran comodo della Chiesa che non poteva a fatto impedire; soggiongendo che tra tanto erano moltiplicate e le eresie e le divisioni. Ma essendo piaciuto a Dio di donar concordia ai re e principi cristiani, per occasione di quella egli era entrato in gran speranza d’impor fine a tanti mali della Chiesa con la via del concilio, la qual non ha voluto piú differire, per levar il scisma e l’eresie, riformar i costumi e servar la pace tra i cristiani. Laonde col conseglio de’ cardinali e avviso di Ferdinando imperator eletto e altri re e principi, quali ha trovati apparecchiati ad aiutarne la celebrazione, per l’autoritá di Dio e dei santi apostoli Pietro e Paulo, intima un general concilio nella cittá di Trento per il dí di Pasca, levata qualonque suspensione, esortando e comandando sotto le pene canoniche a tutti li patriarchi, arcivescovi, vescovi, abbati e altri, che hanno voto deliberativo per legge, privilegio o antica consuetudine, che, non essendo impediti legittimamente, si ritrovino inanzi quel giorno, ammonendo a ritrovarvisi anco quelli che vi hanno o sono per aver interesse. Pregando l’imperator, re e altri principi che, non potendo personalmente intervenire, mandino loro procuratori e