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libro quinto - capitolo iv 253


Il re di Spagna quanto a Genéva considerò che la Francia non permetterebbe che Genéva andasse in altra mano che in poter de’ francesi; non compliva al suo servizio che entrasse, per la vicinitá alla Franca Contea: però rispose che non li pareva tempo di far tal tentativo. Ma quanto al concilio nazionale di Francia, pensò molto ben quanto fosse per le cose delli stati suoi di pernicioso esempio. Per il che immediate spedí a quel re Antonio di Toledo, prior di Leone, per significargli che trovava molto dannosa la celebrazione di quel concilio per la divisione che potrebbe nascere, essendo il regno infetto; e però lo pregava di non lasciar venir all’esecuzione, non movendolo a questo nessun’altra cosa, se non il vero amore verso di lui e il buon zelo della gloria di Dio. Li metteva in considerazione, oltre le contenzioni che potevano nascer nel regno suo, il pernicioso esempio che piglierebbono le altre provincie, e il pregiudicio che farebbe al concilio generale, qual si trattava di fare, il qual è unico rimedio per li mali e divisioni della cristianitá; e mostrerebbe che non vi fosse quella buona intelligenza tra l’imperatore ed essi doi re, la qual è necessario dimostrare; e farebbe insuperbir li protestanti, in pregiudicio della causa pubblica. Aggionse che non li mancano forze per reprimer le insolenze de’ suoi sudditi; e pure quando vogli valersi delle forze di esso re di Spagna, le spenderá di buona voglia in questo caso, e vi aggiongerá anco la propria persona, se fará bisogno, a fine che li sudditi suoi non possino gloriarsi d’averlo fatto venire ad alcuna indignitá: il che debbe molto pensar in questo principio di regno. Commise anco all’ambasciatore che, quando questo non potesse ottenere, procurasse per le stesse e altre ragioni di fare che si suspendesse per piú longo tempo, commettendo appresso che trattasse col Cardinal di Lorena, il qual s’intendeva tenir la mano a questo concilio, che egli come principe della Chiesa, e che ha tanta parte nel governo di quel regno, ha obbligo di considerare il danno che potrebbe risultar al regno e a tutta la cristianitá, usando le medesme ragioni. Fece far anco l’istesso ufficio col duca di Ghisa e