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libro terzo - capitolo i 19


tunque chiaramente conoscesse che la Santitá sua s’era coperta col nome di concilio e padri di Bologna, quali era notissimo dependere in tutto e per tutto e ricever ogni moto da lui, per render certo il mondo che non aveva tralasciato mezzo alcuno di ritornar il concilio in piedi, mandò a Bologna Francesco Vargas e Martino Velasco, li quali a’ 16 di gennaro, avuta l’udienza dal consesso dove, insieme con li cardinali del Monte e Santa Croce legati, erano li padri, non in maggior numero che nell’ultima sessione, presentarono lettere dell’imperatore, quali erano inviate Consentili patrum Bonomie. Le quali lette, incominciando il Vargas a parlare, il Monte l’interruppe, dicendo che, se bene quella santa sinodo non era tenuta ascoltarlo, non essendo le lettere indirizzate a lei, come quella che non era «convento» ma «concilio», tuttavia non recusavano udirlo, con protesto che fosse senza pregiudicio suo e senza avvantaggio d’altri, e che restasse libero alli padri di continuar il concilio e passar inanzi, e proceder contra li contumaci e ribelli con le pene delle leggi. Vargas ricercò che della protestazione, fatta inanzi che intender la proposta, fosse fatto istromento; poi pregò li padri, per nome di tutta la repubblica cristiana, a proceder con equitá, perché, perseverando ostinati nel parer da loro non con intiera prudenzia e maturitá abbracciato, il fine non poteva riuscir se non con gran calamitá pubblica; ma condescendendo a Cesare, tutto avvenirebbe felicemente. Egli era per mostrarli quanto pernicioso error sarebbe il non mutar deliberazione, e quanto la volontá di Cesare verso il servizio di Dio e pubblico della Chiesa era ottima. In queste parole di novo fu interrotto dal Monte, qual disse: «Son qua io presidente di questo sacrosanto concilio e legato di Paulo III, successor di Pietro e vicario di Cristo in terra, insieme con questi santissimi padri, per proseguir a gloria di Dio il concilio transferito legittimamente da Trento; e preghiamo Cesare di mutar parere e di porgerci aiuto a questo effetto, e raffrenar li perturbatori del concilio, sapendo Sua Maestá che chi mette impedimento alli

sacri concili, sia di che grado si voglia, incorre gravissime