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222 | l'istoria del concilio di trento |
Roma per far intender al papa quello che le buone ragioni
di guerra portavano. In presenza del quale posto il tutto in
consultazione, non lasciando la risoluzione del papa luoco a
prender altra deliberazione, fu necessario sodisfarlo; né altro
si fece che assaltar Civitella, luoco posto al primo ingresso
della provincia di Abruzzo, dove l’esercito ebbe la ripulsa,
con grave querela di Ghisa che li Carafa avessero mancato
delle provvisioni promesse e necessarie. In somma le armi
ecclesiastiche, cosí proprie come ausiliarie, furono poco da
Dio favorite. Ma nel mezzo d’agosto accostandosi l’esercito
del duca d’Alva sempre piú a Roma, non temendo del francese che in Abruzzo era trattenuto, e intesa dal papa la presa
di Segnia con sacco e morte de molti, e il pericolo in che
era il Paliano, riferí il tutto in consistoro con molte lacrime,
soggiongendo che aspettava intrepidamente il martirio; maravigliandosi li cardinali con quanta libertá dipingesse a loro,
consci della veritá, quella causa come di Cristo (e non profana
e ambiziosa), quale egli diceva esser il principal nervo e arcano del pontificato.
Quando a ponto le cose del papa erano nelle maggior angustie, ebbe l’esercito del re di Francia appresso San Quintino cosí gran rotta, che per salute del regno fu il re costretto rechiamar il duca di Ghisa d’Italia con le genti che aveva, facendo intender al pontefice la sua inevitabile necessitá, concedendogli libertá di pigliar qual consiglio gli paresse piú utile per sé, e rimandandogli li ostaggi. Il pontefice negò la licenza di ritornare al Ghisa; sopra che essendosi tra loro gravemente conteso, il papa, non potendo ritenerlo, gli disse che andasse, poiché aveva fatto poco servizio al re, meno alla Chiesa, e niente all’onor proprio. Nel fine dell’istesso mese essendosi accostato il duca d’Alva a Roma, quella sarebbe stata presa, se il duca avesse avuto animo maggiore. Fu ascritta la sua ritirata a bassezza d’animo; egli diceva in pubblico aver temuto che, saccheggiata Roma, l’esercito si fosse dissipato, e restato il Regno esposto senza forze né difesa; ma in secreto, che ritrovandosi in servizio d’un re, che egli non sapeva se per