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libro quinto - capitolo ii 203


lo confermò nell’affezione francese, dicendogli in consistoro, oltre diversi uffici fatti in privato, che il re conosceva la chiesa gallicana aver bisogno di riforma, ed esser parato di aiutar Sua Santitá o mandando li prelati al concilio, se ella giudicava bene, o in qualonque altro modo li fosse parso piú opportuno.

Fra tanto si prosegui la dieta in Germania, non senza contenzioni, le quali maggiori sarebbono state se il Cardinal Morone fosse restato presente, cosí per li uffici che averebbe fatto, come per le suspizioni giá concette nell’animo de’ protestanti che fosse mandato solo per fine di opporsi alli comodi loro. E giá era per tutto pubblicato che Roma si trovava piena di speranza di ricever presto sotto il giogo la Germania come l’Inghilterra. Partito il cardinale, fu prima difficoltá se si doveva trattare inanzi ad ogn’altra delle cose della religione; e se bene nel principio li ecclesiastici contradicevano, fu risoluto finalmente di comun consenso che da quella si dasse principio; e due furono le proposizioni contrarie: l’una, che si trattasse delli mezzi di riformarla; l’altra, che si dovesse lasciarla in libertá di ciascuno: sopra che fu grandissima controversia. Ma finalmente parve che tutti inclinassero alla seconda, non sapendo trovar medicina bastante a sradicare il male che ancora era in moto, ma ben sperando che, quietati gli umori e levate le differenze e sospetti, si potessero aprir molte facili e comode vie: al che fare era necessario stabilir una buona pace, e che per causa della religione non si facesse piú guerra, e fosse lecito ad ognuno delli principi e altri ordini dell’Imperio seguir e far osservar nel li stati suoi quello che piú li piacesse. La qual risoluzione quando si fu per stabilire, le controversie si eccitarono maggiori; perché quelli della confessione augustana pretendevano che a tutti fosse lecito accettar la loro dottrina, ritenendo li onori, stati e gradi che possedevano. Per il contrario li cattolici non volevano che fosse permesso alli ecclesiastici mutar religione ritenendo il grado; ma se un vescovo o abbate abbracciasse l’altra, dovesse perder la dignitá; né meno alle cittá che avevano, giá