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CAPITOLO II

(luglio 1555 - settembre 1557).

[Recesso di Augusta, col quale viene concessa la libertá e pacificazione religiosa. — Sdegno di Paolo IV. Ancora della sua indole, e suoi propositi. — Consigliato dal nipote cardinale Carlo, segretamente fa lega con la Francia per cacciare gli spagnoli da Napoli. — Creazione cardinalizia del dicembre 1555. — Il cardinale Pole arcivescovo di Canterbury. — I popoli d’Austria e di Baviera chiedono al re Ferdinando e al duca Alberto che si estenda anche a loro il recesso augustano: viene concessa la comunione sub utraque. — La riforma viene introdotta nel Palatinato. — Il papa nomina una congregazione per la riforma della curia: trattazione della simonia. — Aspre critiche di Paolo IV al concilio di Trento: sua intenzione di radunarne uno in Roma, con fini teocratici. — Suo sdegno per le novitá religiose d’Austria, Baviera e Polonia. — Tregua quinquennale di Vaucelles tra il re di Francia e l'imperatore: disappunto suscitato in Roma. — Mostrando di voler trasformare la tregua in ferma pace pel bene del concilio da radunarsi, il papa invia legati ai re ed all’imperatore. — Il cardinale Carafa persuade abilmente Enrico II a rompere la tregua. — Bolla con cui i Colonna vengono scomunicati e privati dei loro feudi; il papa conferisce Paliano al nipote conte di Molitorio. — Suo sdegno per la protezione accordata in Napoli ai Colonna. — Preparativi di guerra in Roma. — Carcerazione di cardinali e inviati dell’imperatore; inutile protesta del duca d’Alba, che, ormai certo dei propositi del papa, inizia l’offensiva con rapidi progressi. — Carlo V lascia la vita politica. — Il duca di Guise scende in aiuto del papa. — Creazione cardinalizia del marzo 1557. — Prigionia del cardinale Morone e rimozione del Pole dalla legazione inglese, per accusa di eresia. — Rovesci delle armi del Guise e suo richiamo in Francia dopo la battaglia di San Quintino. — Fortunata campagna del duca d’Alba. — Pace di Cave: visita di sottomissione del duca a Roma.]

Immediate dopo la creazione del novo pontefice li imperiali e li francesi a gara usarono ogn’arte per acquistarselo. Ma il cardinale di Lorena, che molto bene ne penetrava l’umore,