Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
libro quinto - capitolo i | 199 |
fosse posto che il futuro pontefice con conseglio del collegio,
per dar fine alla riforma incominciata, per determinare le
rimanenti controversie della religione e per trovar modo come
far ricever il concilio celebrato in Trento alla Germania, fra
termine di due anni ne convocherebbe un altro; ed essendo
il collegio de’ cardinali numeroso molto, fu anco capitulato
che per due anni non potesse il novo pontefice creare piú di
quattro cardinali. E a’ 23 del seguente fu creato Giovan Pietro
Carafa, che si chiamò Paulo IV; repugnando quanto potêro
li cardinali imperiali, perché era stimato poco amico di quella
Maestá, per antichi disgusti ricevuti essendo in Spagna alla
corte regia, dove serví otto anni, vivendo ancora il re Ferdinando cattolico, e per il possesso negatogli pochi anni inanzi
dell’arcivescovato di Napoli, per la comune inclinazione delli
baroni napolitani. A questo s’aggiongeva la severitá dei costumi
suoi, che rese ancor tutta la corte molto mesta, e la pose in
maggior timore di riforma che tutto il passato sostenuto nelle
trattazioni del concilio. La severitá del vivere quanto alla
persona e casa sua la depose immediate creato; che interrogato dal maestro di casa come voleva che gli fosse apparecchiato, disse: «Come ad un gran principe conviene». E volle
esser coronato con maggior pompa del solito, che tale non
era in memoria: e in tutte le azioni affettava di tenere magnificamente il grado e apparir pomposo e sontuoso; e con li
nepoti e parenti si mostrò cosí indulgente, come qual pontefice fosse preceduto; la severitá verso gli altri affettò di asconderla, mostrando grandissima umanitá; però in poco tempo
ritornò a mostrar il suo naturale.
Ricevette a grande sua gloria che il primo giorno del suo pontificato entrarono in Roma li tre ambasciatori inglesi spediti sotto Giulio, come si è detto; e il primo consistoro dopo la coronazione fu pubblico. In quello furono introdotti: dove prostrati alli suoi piedi, a nome del regno accusarono li falli passati, narratigli tutti ad uno ad uno (ché cosí il papa volle) confessandosi ingrati de infiniti benefici dalla Chiesa ricevuti, e chiedendone umil perdono. Il pontefice li perdonò, li levò