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196 l'istoria del concilio di trento


contrario a questa proposta, e piú per l’esecuzione per quale erano stati scacciati piú di dugento predicatori di Boemia: e andò a Roma ancora, dove il pontefice, maledicendo, secondo il solito suo, li colloqui e li inventori, si doleva di non poter trovar esito a queste difficoltá e dover stare sempre o con un concilio o con un colloquio o con una dieta addosso: malediceva li suoi tempi pieni di tante angustie, lodando quelli de’ secoli passati, quando li pontefici potevano viver con l’animo quieto, senza star sempre in dubbio dell’autoritá sua. Riceveva nondimeno consolazione per li avvisi d’Inghilterra della perfetta soggezione di quel regno alla sua obbedienzia e delli decreti fatti a suo favore, e per le lettere di ringraziamento ricevute, con promessa che presto anderebbe solenne ambasciaria, per ringraziarlo personalmente della paterna clemenzia e benignitá e prometter l’obbedienzia. Di che allegro, non si conteneva di motteggiare che godeva pur parte della felicitá, sentendosi ringraziare da chi meritava esser ringraziato.

Ma delle cose di Germania quantonque avesse il papa poca speranza, per non trascurarle nondimeno, ed esser attento a tutte le aperture che potessero farsi di proponer modi per ridur li sviati alla Chiesa, mandò alla dieta imperiale il Cardinal Morone per legato, con instruzione di metter sempre inanzi l’esempio d’Inghilterra, e con quello esortar la Germania a conoscere il suo fallo e a ricever la medesima medicina; e sopra ’l tutto divertire ogni colloquio e trattazione di religione. Non fu cosí presto gionto il Cardinal in Augusta che Giulio pontefice morí: di che l’avviso gli sopraggionse otto giorni dopo arrivato. Si parti egli perciò l’ultimo di marzo insieme col Cardinal d’Augusta per ritrovarsi all’elezione del novo papa.

Fu creato, inanzi l’arrivo loro in Roma, pontefice a’ 9 d’aprile Marcello Cervino Cardinal di Santa Croce, uomo di natura grave e severa, d’animo costante, qual volle dimostrare nella prima azione del suo pontificato con ritener il nome medesmo, e significar al mondo di non esser fatto un altro per degnitá ricevuta, cosa appunto opposita a quello che